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Cronaca Sarno

Tentata estorsione in un cantiere a Sarno, come mandante: condanna definitiva

Diventa definitiva la condanna a carico di un pregiudicato di Sarno, per accuse di tentata estorsione aggravata, con i passaggi in primo grado e appello confermati dal rigetto del ricorso disposto dalla Corte di Cassazione

Diventa definitiva la condanna a carico di un pregiudicato di Sarno, per accuse di tentata estorsione aggravata, con i passaggi in primo grado e appello confermati dal rigetto del ricorso disposto dalla Corte di Cassazione. 

Le accuse

Condannato a 3 anni e 3 mesi, l'uomo rispondeva insieme ad un'altra persona - il primo nel ruolo di mandante - per una tentata estorsione su dei lavori industriali subappaltati ad un’impresa inserita nel contesto di camorra dell’Irno- Il ricorso puntava su mancati riscontri, ponendo dubbi sull’attendibilità della vittima e dalle sue dichiarazioni. Ancora, non erano credibili le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, che nella vicenda «erano prive di rilievo in quanto lo stesso non aveva riferito di alcun contatto con l'imputato e, in generale, difettavano di riscontri individualizzanti quanto alla posizione del sarnese e che da nessun dato probatorio si evinceva un concreto ruolo avuto dal ricorrente nella vicenda in esame».

La Cassazione ha rigettato le questioni poste, compresa la presunta adesione senza vaglio critico fatta dai giudici di appello, che secondo la tesi difensiva non avevano esaminato approfonditamente alcune questioni, in particolare quella dell’aggravante contestata. La Cassazione ha ricordato che nel giudizio era stato «richiamato il contenuto delle sentenze passate in giudicato prodotte dal pubblico ministero, da cui era dato evincere il ruolo di due fratelli all' epoca della richiesta estorsiva nei confronti della vittima, tenuto a pagare una tangente sotto forma di denaro ovvero di lavori in sub-appalto avendo vinto una commessa per lavori da eseguite nella zona di influenza criminale del clan. In proposito va osservato che si appalesa priva di pregio alcuno la censura di inutilizzabilità di dette pronunzie questione superata dai giudici di merito con argomentazioni adeguate».
 

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