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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Sarno

"Il modello Sarno vent'anni dopo": il dossier di Legambiente

"La tragedia di Sarno ha fatto da spartiacque in Italia anche rispetto alla legislazione in materia, ma purtroppo ci ha insegnato poco": ha commentato Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente

A vent'anni dall'alluvione di Sarno Legambiente ha realizzato un dossier nel quale vengono messe in evidenza le contraddizioni e le mancanze del sistema di prevenzione sviluppatosi in seguito a quel tragico evento. Secondo quanto riportato dal dossier, intitolato Fango Il modello Sarno vent'anni dopo, è stata realizzata "Una rete di circa 20 km di canalizzazioni e un sistema di 11 enormi vasche di raccolta costato oltre 400 milioni di euro, quasi 2 volte e mezzo la spesa iniziale prevista di 161 milioni di euro e oggi, causa il vuoto legislativo, sono lasciati senza senza manutenzione e ostruiti da fango, terreno e dove si sono accumulati rifiuti di ogni genere. Appare inoltre evidente come il solo ricorso al mero calcolo idraulico per la realizzazione delle opere e degli interventi di mitigazione non è più sufficiente ma anzi potrebbe rivelarsi addirittura controproducente.

Il dossier

"Appare subito evidente che Sarno ha insegnato poco o nulla a un paese, l’Italia, che com’è noto presenta un elevato rischio sia idrogeologico che sismico - spiegano dall'associazione ambientalista - Fenomeni franosi, smottamenti e esondazioni interessano ben l’88% dei comuni italiani (sono 7.145 classificati a elevato rischio) e solo per fronteggiare i danni provocati da questi eventi estremi, tra il 1944 ed il 2012, sono stati spesi circa 61,5 i miliardi di euro. Secondo i dati di “Italia sicura”, il nostro Paese è anche tra i primi al mondo per risarcimenti e riparazioni dei danni da eventi di dissesto: dal 1945 l’Italia paga in media circa 3,5 miliardi all’anno. Rispetto a questo scenario la Campania si inserisce in maniera lineare nella complessità della situazione: sono 503 (il 91%) quelli in cui ricadono aree classificate a elevato rischio idrogeologico; territori dove convivono con il rischio oltre 544mila persone. La provincia più a rischio è quella di Salerno dove sono esposti quotidianamente al rischio 214.371 persone (il 39,4% della popolazione a rischio della regione), seguita dalla provincia di Napoli (149.865 persone pari al 27,5%), Caserta (77.208 abitanti pari al 14,2%), Avellino (70.533 pari al 13%) ed infine Benevento (32.313 pari al 5,9%)".

Il commento di Zampatti

"La tragedia di Sarno ha fatto da spartiacque in Italia anche rispetto alla legislazione in materia, ma purtroppo ci ha insegnato poco – ha commentato Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente - C’è ancora una forte discrepanza tra le evidenze, la conoscenza, i danni, le tragiche conseguenze del rischio idrogeologico nel nostro Paese e la mancanza di un’azione diffusa, concreta ed efficace di prevenzione sul territorio nazionale. A vent’anni da quella tragedia è ormai evidente che occorre un approccio diverso basato su politiche urbanistiche e territoriali di adattamento al clima per ridurre gli effetti devastanti che frane e alluvioni continuano ad avere sul nostro territorio, come ad esempio la delocalizzazione degli edifici più a rischio. Ma serve anche un’efficace azione di prevenzione che passa inevitabilmente attraverso la diffusione di una cultura della convivenza con il rischio, attraverso piani comunali di emergenza di Protezione Civile adeguati e aggiornati e attività di formazione e informazione per la popolazione sui comportamenti da adottare in caso di allerta".

Le cause del disastro

Nel dossier di Legambiente viene messo in luce come le piogge che si erano abbattute in quelle ore su quei territori, seppur intense, non erano tali da giustificare un disastro del genere. Cos’è allora che ha contribuito all’innescamento di una colata di circa due milioni di metri cubi di fango? Forse il fatto che le pendici delle montagne nell’area di Sarno erano state soggette a continui incendi nel corso degli anni (nel censimento del 1990 fu registrato un calo della superficie boschiva rispetto a otto anni prima del 13,4%); oppure che i canali di impluvio della montagna erano quasi completamente scomparsi. Già nel 1993 Legambiente aveva denunciato il rischio di frane che incombeva su tutta l’area. La situazione, però, continua ad essere preoccupante: negli ultimi 20 anni, nei comuni di questo comprensorio, sono state oltre 27mila, secondo le stime delle forze dell’ordine, le persone denunciate per abusi edilizi, in pratica il 10% della popolazione residente. In otto dei comuni dell’Agro (Angri, Bracigliano, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Sarno, Scafati, Siano e Roccapiemonte) a seguito dei tre condoni (L. 47/1985, 724/1994 e 269/2003) Legambiente ha censito ben 24.420 richieste di sanatoria: sostanzialmente una nuova città di medie dimensioni tutta da rimettere in regola. I più solerti i cittadini di Sarno che hanno presentato 6.386 richieste. Tenuto conto che la popolazione sarnese residente si attesta da anni sui 31mila abitanti, praticamente 1 cittadino su 5 ha chiesto di essere condonato. Negli stessi comuni sono state infatti emesse 4091 ordinanze di demolizione negli ultimi dieci anni e di queste risultano eseguite appena l’uno per cento. 

Il commento di Mariateresa Imparato

“Il piano di protezione civile è uno strumento necessario per la corretta pianificazione e gestione dell’emergenza e dovrebbe essere uno strumento largamente diffuso e conosciuto dalla popolazione, ma non è affatto così – ha sottolineato Mariateresa Imparato, presidente di Legambiente Campania - La nostra indagine, effettuata sui siti istituzionali dei comuni dell’area, evidenzia che solo in 14 di questi, pari al 35%, il piano è immediatamente visibile e accessibile in home page. Nei restanti comuni il link non esiste o non è facilmente individuabile. Insomma, è tutt’altro che semplice per un cittadino conoscere i rischi del proprio territorio e come portarsi in caso di pericolo. E non c’è nessun alibi per le amministrazioni campane, visto che sono state beneficiarie di oltre 15 milioni di fondi comunitari destinati alle emergenze idrogeologiche con gli strumenti di prevenzione: piani di emergenza, strutture operative comunali, attività di informazione e addestramento delle comunità. Questo non è più possibile perché come dimostra la tragedia di Sarno e le tante altre che si sono succedute in questi ultimi vent’anni, si paga sempre con gli interessi quello che ieri abbiamo trascurato" ha concluso la presidente di Legambiente Campania.

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