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Cronaca Sarno

Tentò di violentarla dopo promessa di lavoro, la vittima si contraddice su tutto: condanna cancellata

Stando alla sentenza d'appello, che ha accolto il ricorso della difesa per un imprenditore di Sarno, la ragazza avrebbe presentato "buchi di memoria" e discrasie, mai spiegate per bene, su ogni aspetto della vicenda

Accusato di aver tentato di violentare una ragazza, alla quale aveva proposto un lavoro di segretaria presso la sua ditta. Fu condannato a 3 anni e 4 mesi di carcere. Giorni fa, la Corte d'Appello lo ha assolto perchè il fatto non sussiste. Tante, troppe, le contraddizioni emerse nel racconto della vittima, con i giudici di secondo grado che hanno accolto l'appello della difesa per un imprenditore di Sarno. I fatti risalgono al mese di dicembre del 2013, a Cava de' Tirreni

Le falle della testimonianza

Stando alla sentenza, la ragazza avrebbe presentato "buchi di memoria" e discrasie, mai spiegate per bene, su ogni aspetto della vicenda. La Procura di Nocera Inferiore aveva chiesto per l'uomo una condanna a 7 anni di carcere, nella sua requisitoria di primo grado. L'uomo è stato assolto, invece, perchè il fatto non sussiste. Era originariamente accusato di aver strappato slip e pantaloni alla vittima, poi di averla minacciata con delle forbici, con le quali la ferì sul collo. Nel suo racconto la vittima - che più volte non si presentò in udienza per testimoniare, tra certificati medici e ulteriori "stratagemmi", al punto da convincere i giudici d'appello a temere per una calunnia - si è contraddetta su diverse circostanze importanti. Da come aveva conosciuto l'uomo (prima su Facebook poi attraverso un nipote mai esistito), al luogo di lavoro, alla tipologia di incarico che avrebbe dovuto svolgere, fino al colore dell'auto con il quale il primo la prese a Napoli. Ancora, sul soggiorno in casa invece che in albergo, al biglietto del treno comprato dall'imputato, ma che la ragazza disse di aver acquistato personalmente. E ancora, la giovane - all'epoca 20enne - non parlò mai di armi, se non ricordando le forbici solo chiedendo conferma, con tanto di domanda, al pubblico ministero che la stava interrogando. Sfuggendo all'imputato, riuscì a fuggire, ma anche qui disse di averlo fatto da sola. Poi emerse che accettò, invece, il passaggio da uno sconosciuto. Pur potendo chiamare i carabinieri con il cellulare e preoccupandosi, durante la fuga, di portare via la valigia con dentro i vestiti, precedentemente posati in un armadio. Infine il racconto all'agente della polfer, che non notò vestiti in disordine, così come ferite al collo, quando accolse la ragazza e verbalizzò il suo racconto. Nè notò l'uomo che - a dire della vittima - l'aveva seguita fino in stazione. A Salerno e non a Cava de' Tirreni.

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