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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Scafati

Scafati, attentato alla pescheria: il ricorso in Cassazione e l'ipotesi di un "nuovo clan"

Sono in quattro le persone arrestate dai carabinieri, dietro richiesta della Procura Antimafia, per l'attentato al locale in via Montegrappa, il 30 agosto scorso. In Cassazione per discutere sull'esigenza e fondatezza della misura cautelare

Si va in Cassazione per le persone accusate di aver piazzato una bomba nei pressi del ristoranate-pescheria “Acqua e Sale” di Scafati. Sono in quattro le persone arrestate dai carabinieri, dietro richiesta della Procura Antimafia, per l'attentato al locale in via Montegrappa, il 30 agosto scorso. Rispondono di estorsione, spaccio e porto abusivo di armi: sono Pasquale Panariello,  26 anni nativo di Gragnano ma residente a Scafati, il fratello minore M.P.,  A.P. 43enne di Castellammare di Stabia e residente a Boscoreale, già in carcere a Frosinone per altri reati, ed E.I., 42enne originaria di Torre del Greco e residente a Scafati. Gli ultimi due sono accusati anche di spaccio in concorso con il 26enne P.P.. Per il minore, procede la Procura presso il Tribunale per i minori di Salerno. I due fratelli risulterebbero essere gli autori dei danni provocati al negozio “Acqua e Sale”: prima la benzina poi l'esplosione, con il danneggiamento dell'ingresso del locale e di un'auto in sosta distante pochi metri. 

Le accuse 

Secondo il sostituto procuratore Giancarlo Russo, l'attentato rientra in quel processo di agevolazione quella “consorteria criminale operante a Scafati - in via di completa identificazione”. In questo caso Panariello, trovato anche in possesso di armi, come un mitraglietta e una pistola che sarebbero riprodotte anche in una foto contenuta sul suo cellulare, “nelle condotte estorsive - scrive il Gip - ha fatto riferimento alle sue colleganze criminali dicendo ai titolari di “Acqua e Sale” che “a noi ci manda l’ultimo uscito a Scafati”. Le indagini registrano passaggi del giovane insieme ad E.I. , attrezzata con una calibro 7,65 che pare dovesse servire durante le estorsioni. Il 26enne scafatese risponde anche di spaccio: anche in questo caso vi sarebbe una prova fotografica. Inoltre, da una conversazione sarebbe stata ottenuta anche una conferma del possesso di mezzo chilo di hashish, pronto per la vendita. Dopo l'accoglimento della misura cautelare in carcere del Gip, e la conferma del Riesame poi, per i quattro si attende il ricorso in Cassazione. Sono tutti in carcere.

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