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Cronaca Scafati

Fallimento delle aziende di famiglia, Riesame conferme le accuse per tre scafatesi

La Guardia di Finanza aveva eseguito anche un sequestro per equivalente di tutti i beni mobili e immobili a loro riconducibili per un valore complessivo di oltre 2 milioni di euro complessivi, su cinque milioni di patrimonio di famiglia

Anche il Tribunale del Riesame ha confermato le accuse per le tre persone indagate per bancarotta fraudolenta e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte raggiunti dall’obbligo di dimora per la gestione di due società. Le misure, per loro, erano del divieto di esercizio dell'attività d'impresa e la possibilità di ricoprire qualsiasi incarico direttivo per otto mesi. La Guardia di Finanza aveva eseguito nella fase decisiva dell’inchiesta un sequestro per equivalente di tutti i beni mobili e immobili a loro riconducibili per un valore complessivo di oltre 2 milioni di euro complessivi, su cinque milioni di patrimonio di famiglia. Le attività investigative avevano seguito i movimenti finanziari ed economici, per le verifiche partite dalle annualità del biennio 2014-2015, con la bancarotta del 2016 e le contestazioni su condotte portate avanti per eludere i creditori e spostare gli asset delle nuove società fondate nel Beneventano. Le indagini dei finanzieri di Scafati avevano fatto poi luce sui fallimenti - dichiarati nel 2016 e nel 2017 - delle due società scafatesi - con base anche nell’area ex Copmes - dedite alla produzione e commercializzazione di articoli di cartotecnica, con le distrazioni contestate dei beni aziendali e i passaggi di beni e capitali realizzati in modo da non consentire una esatta ricostruzione, facendo infine sparire quanto presente per le dovute remissioni e saldi ai creditori.

Le accuse

Il lavoro dei finanzieri aveva portato avanti la ricomposizione e la ricostruzione di una fitta rete di rapporti, formalmente e giuridicamente distinti, tra diverse società riconducibili a un unico nucleo familiare. I tre, ma ci sono almeno altre due persone indagate, avrebbero in particolare distratto gli asset di imprese, poi dichiarate fallite, causandone il dissesto, sottraendo i beni aziendali alle procedure di riscossione coattiva dei crediti erariali. 

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