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Cronaca Scafati

Scafati, estorsione e pizzo alle attività: in 30 rischiano il processo

La Dda ha chiesto il giudizio per tutti, sostenendo l’esistenza di un’organizzazione mafiosa. Il meccanismo ricostruito dalle contestazioni individua G.B. in primo piano sin dalla scarcerazione, con la riorganizzazione del clan attraverso una fitta serie di azioni criminali per controllare il territorio e che aveva base nel bar Roxy

Rischiano il processo 30 persone coinvolte nella maxi operazione anti-camorra legata alla riorganizzazione del clan camorristico Buonocore-Matrone a Scafati, con la data prevista per oggi davanti al Gup del Tribunale di Salerno.

Le acuse

La Dda ha chiesto il giudizio per tutti, sostenendo l’esistenza di un’organizzazione mafiosa. Il meccanismo ricostruito dalle contestazioni individua G.B. in primo piano sin dalla scarcerazione, avvenuta a fine 2016, con la riorganizzazione del clan attraverso una fitta serie di azioni criminali per controllare il territorio e che aveva base nel bar Roxy. L’indagine approdata al vaglio dell’udienza preliminare comprende accuse di traffico di armi, il controllo del settore delle slot machine e le estorsioni ai danni di attività economiche del comprensorio, ricostruendo lo scontro violento con il clan Loreto-Ridosso, originario della stessa zona, e il clan Cesarano, storicamente radicato a Castellammare di Stabia,. Tra le imputazioni contestate compaiono alcune estorsioni tentate o consumate riconducibili al clan Cesarano tra Scafati, Castellammare di Stabia e Pompei, 12 estorsioni riconducibili al clan Buonocore-Matrone a Scafati e tre estorsioni poste in essere dal clan Loreto-Ridosso a Scafati, con il sequestro avvenuto nelle more di due pistole con matricola abrasa, una bomba carta, sostanze per il confezionamento di ordigni esplosivi e stupefacenti. Il blitz del dicembre scorso comprese 21 arresti tra carcere e domiciliari.

L'indagine

La scena ricostruita parte dal cambiamento degli equilibri, dopo gli arresti tra i Loreto-Ridosso e le collaborazioni di alcuni rappresentanti della cosca. Così la frase chiave «noi stiamo con i Cesarano» registrata in un’intercettazione parlava chiaro, come i cesti regalati G.B. a V.C. Il sistema comprendeva estorsioni vecchio stampo, nuovo focus sul settore di videogiochi e slot machine, fino al controllo di una società del comparto, con i titolari che da vittime erano diventati direttamente soci del clan. Tra le accuse ricostruite anche le azioni dimostrative e sulle intimidazioni, contestate al gruppo di G.B.: «A noi ci manda l’ultimo che è uscito a Scafati. Ti diamo 48 ore? Stai che sta succedendo su Scafati? Con bombe e spari». Le modalità erano diverse, come spiegava lo stesso imputato nelle intercettazioni: «Vado prima con la dolcezza. Mi dovete dare una mano una cosa a piacere vostro. Dove sto ora ho un pezzo di terra. Ho tre buchi: i primi due sono per la tua famiglia, l’ultimo è per te. Perché tu mi fai arrestare a me, ma a questi altri due no e loro ti sanno a te». Il quadro si completava con assistenza a carcerati e familiari.

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