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Cronaca Scafati

Falsi incidenti nel napoletano, quel "sistema" che aveva base a Scafati

L'inchiesta coordinata dalla procura di Roma: a essere coinvolti tre giudici di pace, un gruppo di avvocati e periti, un medico e tre rappresentanti delle forze dell’ordine

C'è anche un pezzo dell'Agro nocerino, Scafati per la precisione, nell'indagine su un giro di sentenze "pilotate" nel Napoletano su un numero di incidenti, anche mai avvenuti, scoperti da un'indagine della Procura di Roma. Ieri mattina, la Guardia di Finanza di Torre Annunziata ha eseguito 22 ordinanze cautelari nei confronti di altrettanti soggetti. Ventotto invece gli indagati complessivi

L'indagine

A muoversi è la procura di Roma perchè tra gil indagati ci sono anche giudici del distretto napoletano. A essere coinvolti tre giudici di pace, un gruppo di avvocati e periti, un medico e tre rappresentanti delle forze dell’ordine. A capo dell’organizzazione cu sarebbe stato un avvocato di Scafati, A.I. e un giudice onorario che avrebbero potuto contare su un numero di complici divisi tra colleghi, medici e militari di Arma e Guardia di Finanza. Insieme a lui sono finiti nei guai altri salernitani: il giudice onorario scafatese R.R. , il legale napoletano ma residente a Pagani, E.C. , gli avvocati scafatesi e collaboratori di studio di A.I. , R.G. e F.C. , i carabinieri originari della città di Scafati, G.A. A.C. e V.C. di Nocera Superiore. Per i primi tre si sono aperte le porte del carcere, mentre ai domiciliari sono finiti gli ultimi tre. Restano indagati a piede libero C. e C. 

Le truffe 

Numerosi i presunti casi di corruzione emersi nell'ambito di contenziosi civili per sinistri stradali: il giudice concordava con l'avvocato di parte la nomina di un consulente compiacente a cui veniva chiesto di rilasciare una perizia "favorevole". Per la nomina il perito pagava una tangente al giudice di pace ma riceveva, a sua volta, un compenso dall'avvocato interessato ad ottenere una consulenza compiacente.

Alla fine l'avvocato e il giudice di pace scrivevano la sentenza "a quattro mani", decidendo il danno, l'entità del risarcimento, le percentuali di responsabilità e l'onorario. Infine, in base alla somma liquidata, il giudice di pace si appropriava anche di un'ultima tranche della sua tangente.

Mentre stavano scrivendo una sentenza "a quattro mani" l'avvocato "corruttore" si rivolge al giudice di pace "corrotto" e gli dice: "il mio onorario è troppo alto, non esageriamo altrimenti se ne accorgono". È emerso anche questo nell'ambito delle indagini che hanno consentito di fare luce su un sistema di corruzione in atti giudiziaria di cui facevano parte, giudici di pace, avvocati, consulenti e anche medici. In un altro caso uno dei giudici corrotti si lamenta con l'avvocato "corruttore" per essersi presentato con la mazzetta, il tariffario prevedeva 500 euro "a prestazione" e gli sconti anche di soli 50 euro erano mal sopportati, composta da banconote da 10 euro, quindi troppo voluminosa e vistosa

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