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Cronaca Scafati

Scafati, finanziere trasferito di comando: il Tar decide per un risarcimento di 4000 euro

La vicenda nasce nel 2013, quando il gip applicò al suocero dell’appuntato i domiciliari per estorsione dopo un prestito ad un commerciante, con due appartenenti ad un clan mandati da lui per il recupero del denaro: successivamente il suocero fu assolto con sentenza definitiva nel 2015

Il ministero dell’Economia dovrà risarcire con 4000 euro l’appuntato della guardia di finanza trasferito illegittimamente da un comando provinciale all’altro: lo ha stabilito il Tar di Salerno, ravvisando errori nel provvedimento di autorità e urgenza. La vicenda nasce nel 2013, quando il gip applicò al suocero dell’appuntato gli arresti domiciliari per estorsione dopo un prestito ad un commerciante, con due appartenenti ad un clan mandati da lui per il recupero del denaro: successivamente il suocero era stato assolto con sentenza definitiva nel 2015. 

La vicenda

La vittima dell’estorsione, dopo la sentenza, avvicinò l’appuntato, con questi a riferire in informativa l’accaduto al comandante. Ciononostante, tale episodio fece scattare il trasferimento, per turbamento della serenità nell’ambiente di lavoro. Il ricorso puntava su ragioni di salute di parenti, con danni d’immagine per la diffusione della notizia del trasferimento, con la proporzionale richiesta di risarcimento. Il Tar ha evidenziato la colpa dell’amministrazione che trasferì il ricorrente, d’autorità e per esigenze di servizio, «in entrambi i casi senza considerare che la misura cautelare disposta nei confronti del suocero del ricorrente il 16 marzo 2013 era stata annullata già il 23 aprile 2013 per la mancanza di indizi di colpevolezza». L’amministrazione ha ritenuto che il trasferimento in un ambito territoriale immediatamente attiguo a quello di operatività del ricorrente fosse sufficiente e proporzionato, ma l’appuntato presentava problemi fisici: «a causa delle pregresse patologie, peraltro riconosciute dipendenti da causa di servizio, ha potuto fruire di permessi fino al 9 marzo 2015». Il Tar ha riconosciuto il danno non patrimoniale «legato alla lesione dell’interesse del ricorrente a vivere e lavorare nelle vicinanze del luogo di residenza del nucleo familiare al fine di adempiere ai propri obblighi di solidarietà e assistenza, interesse di rango costituzionale inerente alla persona sia come singolo sia come componente della famiglia quale formazione sociale, interesse ancora più rilevante nel caso di specie considerata le particolari condizioni di salute della moglie del ricorrente, invalida all’80 per cento». La ricostruzione offerta dall’avvocato del militare, rimette in fila le problematiche emerse e peggiorate a causa del trasferimento scattato per la questione di serenità ambientale: «si evidenzia una apprezzabile e consistente alterazione delle normali abitudini di vita e del consolidato assetto familiare, che ha inciso anche sulla possibilità di prestare assistenza al coniuge invalido per circa nove mesi», scrive il Tar, che valuta il danno patito liquidato nella somma complessiva di euro 4.000, oltre interessi legali dalla data di pubblicazione della sentenza.

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