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Cronaca Scafati

Sfrattato dalla casa della nonna per un errore, Cassazione gli restituisce alloggio

Per i ricorrenti i giudici non avevano valutato nel modo giusto la stabilità della convivenza come requisito previsto, ribadendo che il 35enne era residente presso l’alloggio solo dopo la morte della nonna

La Cassazione restituisce la casa popolare ad una persona che ne aveva pieno diritto. Così si chiude l'iter partito dall’occupazione di un alloggio da parte del nipote della vecchia proprietaria (nel frattempo deceduta) in via D’Ungheria, assegnata anni prima alla nonna deceduta. 

La storia

I vigil avevano verificato che dopo il decesso della donna nessuno aveva abitato in quell'appartamento, che sarebbe stato occupato in un secondo momento dal giovane. Il ragazzo sostenne di aver sempre convissuto con la nonna per alcuni anni. In base al verbale dei caschi bianchi l’Iacp (ora Acer) aveva riassegnato ad altri destinatari l’alloggio. Da li le carte in mano agli avvocati e le cause, concluse ora in Cassazione che ha confermato la decisione del Tribunale di Nocera Inferiore prima e dell’Appello poi, respingendo il ricorso dell’Ente e riconsegnando all’avente diritto l’appartamento. Per i ricorrenti i giudici non avevano valutato nel modo giusto la stabilità della convivenza come requisito previsto, ribadendo che il 35enne era residente presso l’alloggio solo dopo la morte della nonna. Questo sulla scorta dell’attività condotta dagli agenti della Polizia municipale di Scafati, «documentazione avente valenza di pubblica fede e come tale prevalente su altri mezzi istruttori». Secondo la Cassazione «è stato rilevato che l’Istituto omette di trascrivere il contenuto del documento, in omaggio al principio di al fine di consentire a questa Corte di conoscere le risultanze degli accertamenti svolti dalla Polizia Municipale e di valutare, conseguentemente l’occupazione dell’immobile». Riguardo la presenza in casa del giovane i giudici della Corte d’Appello avevano disposto altre verifiche, anche di natura anagrafica, dalle quali era giunta conferma che il nipote della anziana deceduta si fosse stabilmente trasferito presso l’abitazione della nonna sei anni prima, motivando le assenze durante i controlli con «esigenze di studio».

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