Scafati, marocchino torturato e ucciso: condannati due fratelli
Di 27 e 31 anni, i due avevano abbandonato la vittima, che li ospitava da alcuni giorni nella sua casa in via San Pietro a Scafati, per raggiungere Torino in treno
Torturarono fino alla morte un loro connazionale, Mohammed Azzam, fino ad ucciderlo. Sono stati condannati a 24 anni di carcere ciascuno due fratelli marocchini, ieri, dai giudici della Corte d'Assise di Salerno.
La tortura e poi la fuga
Di 27 e 31 anni, i due avevano abbandonato la vittima, che li ospitava da alcuni giorni nella sua casa in via San Pietro a Scafati, per raggiungere Torino in treno. Azzam, 37enne, morì due giorni dopo il ricovero in ospedale. Le indagini della procura nocerina portarono all'identificazione dei fratelli Hamza e ad una terza persona, che si rese irreperibile. Tutti - secondo l’accusa - avrebbero seviziato il marocchino fino a ucciderlo. Le indagini furono condotte dai carabinieri del nucleo investigativo del reparto territoriale di Nocera Inferiore. I due magrebini furono catturati poco dopo dai carabinieri del Ros di Torino.
Si erano camuffati tra un gruppo di clandestini in attesa di permesso, accolti nel centro di accoglienza per stranieri del quartiere Cottolengo, del capoluogo piemontese. A incastrarli fu una scheda sim, in uso alla vittima, che permise agli inquirenti di ricostruire il percorso di fuga dei tre presunti assassini fino alla città di Torino. I due non erano neanche censiti ed erano giunti in Italia dai Balcani. A tradirli fur la sim card del cellulare della vittima, sparita dalla casa di Scafati e inserita in un altro apparecchio, quello di uno dei fratelli Essabri. L'aggressione mortale fu consumata in casa, dove vivevano i due fratelli con la vittima. Futili motivi che portarono Azzam a essere prima torturato e poi ucciso, legato mani e piedi ad una sedia.
