Traffico di droga a Scafati, gli indagati traditi da un "virus": Dda chiede 50 anni totali
L'inchiesta riguarda fatti commessi fino al novembre 2019, con sullo sfondo un grosso traffico e movimentazione di notevoli quantitativi di droga. Giorni fa, la richiesta di condanna in udienza preliminare del PM
Traffico di droga: la procura antimafia di Salerno ha chiesto venti anni per V.S. , sedici anni di reclusione per A.M. e G.M. accusati di spaccio di droga con modalità associative, due anni per I.O. , in posizione più marginale e l’assoluzione per C.M. La sentenza di primo grado è prevista per il prossimo tredici novembre,
L'indagine
L'inchiesta riguarda fatti commessi fino al novembre 2019. L’attività investigativa era partita dai controlli su V.S., pregiudicato ritenuto contiguo alla criminalità organizzata dell’Agro, già finito sotto accusa negli anni passati per reati analoghi, e A.M., anche lui noto alle forze dell’ordine del territorio. Secondo le ricostruzioni, i due scafatesi avevano organizzato un traffico di cocaina, hashish e marijuana. Per le intercettazioni telefoniche fu installato un particolare un captatore informatico tipo “trojan”: un file installato sul cellulare di A.M. divenuto la chiave per accedere alle conversazioni del gruppo di spaccio. Con questo strumento i carabinieri ricostruirono contatti e nomi dei sodali della rete di pusher, risalendo anche al ruolo verticistico di V.S. Da lì, l'annotazione dei movimenti del gruppo e le cessioni di stupefacenti per i due chili di cocaina sulla piazza scafatese. A novembre scorso i poliziotti documentarono la trattativa per l’acquisto di 32 chili di marijuana, anche questa da rivendere ad altri soggetti, rimasti senza nome. Agli atti erano stati documentati altri episodi di cessione di quantità di stupefacente, con riferimenti a delle armi in dotazione al gruppo. I “ferri” - per gli investigatori armi da fuoco a disposizione del Sistema, non furono rinvenuti. Il gip del tribunale di Nocera Inferiore dispose la misura cautelare in carcere per V.S. e A.M. per concreto pericolo di fuga, con identica decisione adottata per G.M. , ritenuto responsabile del reato di spaccio di grosse quantità di droga in modalità associative con gravi indizi di colpevolezza. Secondo le indagini, V.S. avrebbe avuto intenzione di noleggiare un camper e fittare una casa poco prima di essere arrestato, mentre A.M. temeva il blitz della polizia, al punto da porre e pretendere attenzione, via cellulare, annunciando che non sarebbe tornato a casa per via della presenza di forze dell’ordine in giro, in particolare a Scafati. L’inchiesta antidroga aveva anche ripercorso una rete di contatti intorno ai tre soggetti, tra presunti complici e destinatari consumatori. Nelle indagini finirono le due mogli con ruoli secondari, senza rinvenire le armi di cui si parlava nelle intercettazioni.