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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Serre

Ucciso e poi cadavere bruciato in auto: le condanne diventano definitive

I giudici hanno respinto i ricorsi presentati dalla Procura contro la sentenza della Corte d’Appello, che aveva deciso una pena di 14 anni al primo per favoreggiamento, distruzione di cadavere e incendio, e sei al secondo, accusato di distruzione di cadavere

Ucciso e trovato carbonizzato nella sua autovettura: la Cassazione conferma le condanne per due imputati, coinvolti nella morte di Michele Tornatore, avvenuta nell’aprile 2017. I giudici hanno respinto i ricorsi presentati dalla Procura contro la sentenza della Corte d’Appello, che aveva deciso una pena di 14 anni al primo per favoreggiamento, distruzione di cadavere e incendio, e sei al secondo, accusato di distruzione di cadavere. Sono stati invece dichiarati inammissibili i ricorsi dei due imputati.

La storia

La vittima, di Contrada, all’epoca aveva 63 anni e si trovava in regime di semilibertà. Non tornò in carcere a Bellizzi Irpino. Fu ritrovato in un luogo isolato, a Serre, tra Contrada e Montoro, nelle vicinanze di una discarica in un’auto a noleggio. Il suo cadavere era stato bruciato, con l’omicidio avvenuto, secondo le accuse, in precedenza all’interno di un deposito con un colpo di pistola alla testa e uno al torace. Per l’episodio furono arrestati i due imputat. Uno dei due fu condannato all'ergastolo in primo grado, mentre l'altro a sei anni. In secondo grado cadde l'accusa di omicidio, con una pena di 14 anni poi decisa per il primo. L'auto nella quale fu trovata la vittima, si osserva nel dispositivo, «potrebbe essere giunta al deposito prima del momento di arresto del motore. Ignoti potrebbero aver intercettato la vettura lungo il percorso e aver ucciso Tornatore, o potrebbero aver agito trovandosi già al suo interno per poi rimuovere il guidatore dal suo posto e condurre l’automobile, senza spegnere il motore, al deposito». In merito al ruolo di uno dei due imputati, si afferma che «si poteva dubitare del fatto che l’aiuto, prestato da un soggetto legato agli assassini, fosse stato estemporaneo, anziché garantito dalla consapevolezza di quanto sarebbe accaduto. La qualificazione penalistica della condotta di Vietri si sarebbe dovuta misurare con tali considerazioni». Sulla posizione dell'imputato di Fisciano, si legge «se anche l’incendio fosse stato appiccato dal solo V., ciò non escluderebbe la responsabilità di R., né si può dubitare che R. avesse consapevolezza del fatto che l’autovettura nascondesse il corpo privo di vita di Tornatore. Tale consapevolezza è svelata dalla meticolosa attività preparatoria e dal rilievo di ordine logico che Vietri non avrebbe associato a sé una persona ignara del compito a lui affidato».

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