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Cronaca

Spaccio a Salerno, boss e pusher in silenzio davanti al giudice

Ieri sono iniziati davanti al gip, con modalità da remoto, i primi interrogatori degli indagati, accusati di aver dato vita ad un'associazione gravitante attorno alla figura di Ciro Persico

Ha scelto la linea del silenzio Ciro Persico, colui che è ritenuto dalla Procura di Salerno il capoclan del centro storico durante l’interrogatorio di garanzia con la modalità da remoto davanti al Gip.  Altrettanto hanno fatto gli altri sette indagati finiti in carcere perché avrebbero fatto parte dell’azienda-spaccio con sede in via Masuccio Salernitano. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere anche il fratello Antonio Persico, Eugenio Siniscalchi, Maurizio De Sio, Salvatore Amato, Michele Sica, Patrizio Cerrito e Alfonso Fruncillo. Con loro erano presenti i rispettivi avvocati difensori: Silverio Sica, Pierluigi Spadafora, Antonietta Cennamo, Armando Melillo, Antonio Boffa, Dario Barbirotti.

L'inchiesta 

L’indagine ha permesso di ricostruire l’esistenza di un’associazione a delinquere dedita alla commissione dei suddetti delitti, con una disponibilità di notevoli quantitativi di stupefacente del tipo cocaina, hashish, eroina ecc., gravitante attorno alla figura di Ciro Persico1. Quest’ultimo, originariamente legato al clan d’Agostino con ruolo di rilievo, è non a caso definito il “boss del centro storico” di Salerno, poichè, in seguito all’arresto dei vertici del clan, ha continuato a mantenere il controllo dello spaccio nel cuore della città, rappresentando l’autorevole figura di riferimento necessaria al gruppo criminale investigato per imporre nuovamente un cartello nelle piazze di spaccio del capoluogo e non solo. Il nome dell’operazione ruota proprio intorno al Persico poiché, nel corso di una intercettazione telefonica, uno dei sodali asseriva come il suo principale obiettivo non fosse l’affermazione economica, bensì il prestigio, l’ascendente, e, quindi, il riconoscimento unanime di capo indiscusso dell’organizzazione, come confermato dai suoi gregari, i quali, in una circostanza, per formalizzare l’ingresso di alcuni di essi nel suo gruppo, vollero donargli un fucile a canne mozze, sequestrato però dai carabinieri poco prima della consegna. Persico è risultato il dominus della distribuzione di grossi quantitativi di sostanza stupefacente di ogni tipo non solo nel centro storico (zona più volte sotto riflettori di autorità e stampa e preminente problematica degli abitanti del luogo, per via del degrado connesso con la diuturna attività di spaccio), ma anche in altre zone della città ed altri Comuni della provincia, grazie al coinvolgimento di pregiudicati di livello, sebbene non direttamente inseriti nella consorteria. È stato proprio lui, con alcuni dei suoi più fidati affiliati, ad incontrare, in Bellizzi, esponenti del clan De Feo, per avere il loro assenso (poi ottenuto) al rifornimento di droga dei Comuni di Acerno e Montecorvino Rovella. 

I legami nel capoluogo

Nel corso delle indagini sono emerse, inoltre, concrete responsabilità in capo ai vertici dell’organizzazione riguardo ad alcuni atti intimidatori, tra cui l’incendio di diverse autovetture ed una gambizzazione ai danni di esponenti della stessa fazione criminale, per affermare la propria leadership sul controllo dello spaccio, in particolare nella frazione Matiernodel Comune di Salerno, su cui avevano esteso il loro interesse. L’attenzione degli inquirenti si è poi rivolta allo storico gruppo delinquenziale di riferimento del “villaggio dei puffi”, area di edilizia popolare salernitana del quartiere Mariconda, legato ai pregiudicati Mauro NatellaAlfonso Fruncillo e Maurizio De Sio, che, per la vendita della droga, si avvalevano dei servizi di pusher domiciliati proprio in quel quartiere (talvolta legati ad essi da rapporti di parentela), approvvigionandosi della “merce” sia dal Persico che direttamente dall’hinterland napoletano. È stata, in sintesi, documentata una vera e propria guerra senza esclusione di colpi per il controllo delle piazze di spaccio in tutto il capoluogo salernitano ed in diversi Comuni della provincia, fatta di svariate aggressioni e gravi atti intimidatori perpetrati per tutto l’anno 2017. Nel corso dell’attività investigativa, che ha rivelato un fatturato illecito giornaliero di 4 mila circa, sono stati arrestati 11 indagati in flagranza di reato e sequestrati complessivamente 70 Kg circa di stupefacente, ma anche 4 pistole ed 1 fucile

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