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Cronaca Capaccio

Usura agli imprenditori: l'ex boss Marandino finisce in carcere, il figlio ai domiciliari

L'uomo è ritenuto figura di spicco della criminalità cilentana, con a carico una condanna definitiva per associazione a delinquere di stampo mafioso, essendo stato riconosciuto affiliato alla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo

La Guardia di Finanza di Salerno ha eseguito l’ordinanza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari, su richiesta della Procura, con cui viene disposta una misura cautelare di natura personale nei confronti di padre e figlio indagati per i reati di usura e di esercizio abusivo di attività finanziaria. 

Il “boss” legato a Cutolo 

In carcere è stato rinchiuso Giovanni Marandino (alias Ninuccio”), 84 anni, figura di spicco della criminalità cilentana, con a carico una condanna definitiva per associazione a delinquere di stampo mafioso, essendo stato riconosciuto affiliato alla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Dalle indagini del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Salerno sono emersi, in effetti, elementi probatori di continui prestiti ad usura. Nell’arco di un anno, gli investigatori hanno quantificato in 100 mila euro i finanziamenti concessi, a fronte dei quali ammontano a 90 mila euro i soli interessi incassati nel medesimo periodo. Già questi movimenti di denaro sono valsi agli indagati l’accusa di abusivismo finanziario, essendo evidente la concessione di prestiti in assenza delle necessarie autorizzazioni amministrative. 

Il video dell'arresto

La tecnica 

Guadagni così rilevanti sono risultati il frutto di tassi mediamente praticati nell’ordine del 20% su base mensile, ampiamente al di sopra della soglia dell’11% annuale, stabilito dalla Banca d’Italia come limite massimo per le operazioni di finanziamento. In un caso, addirittura, è stato sforato il tetto del 30%, sempre di interessi maturati in un solo mese. La tecnica adoperata era, nella pratica, quella di ricevere un assegno in garanzia, il cui importo complessivo inglobava anche gli interessi che l’usuraio imponeva di volta in volta. Se, alla scadenza, la vittima non era in grado di restituire l’intera somma, l’usuraio incassava intanto gli interessi maturati e rinnovava il prestito, garantendosi così ulteriori guadagni. Essendo sottoposto alla misura restrittiva dell’obbligo di dimora nel Comune di Capaccio-Paestum, Marandino esercitava l’attività di usura direttamente presso la propria abitazione, non a caso definita dal Gip. un vero e proprio “centro logistico di finanziamento”. Di così eccezionale rilevanza il pericolo di reiterazione del reato che lo stesso giudice ha ritenuto necessaria la custodia cautelare in carcere, pur trattandosi di un ultraottantenne.  

Il ruolo dei familiari

Pienamente partecipe all’attività illecita, con un ruolo di diretta collaborazione, è risultato anche il figlio Emanuell, 40 anni, nei cui confronti è stata disposta la misura attenuata degli arresti domiciliari. Più defilato è stato ritenuto il coinvolgimento della moglie di Giovanni Marandino e di un uomo di fiducia della famiglia, che rimangono indagati a piede libero. Sono in corso indagini finalizzate ad accertare eventuali responsabilità per il riciclaggio dei proventi dell’usura. Dalle indagini sono emerse le caratteristiche tipiche degli usurati, piccoli imprenditori, il più delle volte titolari di esercizi commerciali, che cercavano, così facendo, di superare temporanee crisi di liquidità. 

L’usura 

Nel corso delle indagini non sono mancate difficoltà nel riscontrare i casi di usura. Le vittime, infatti, hanno tutte in prima battuta escluso che fossero praticati tassi fuorilegge, salvo poi ammettere le condizioni capestro davanti alle evidenze probatorie acquisite dagli inquirenti. L’azione di contrasto dell’usura assume una connotazione peculiare nell’attuale periodo di pandemia, viste le pesanti ripercussioni economiche e sociali delle misure di contenimento del Covid-19. È forte, infatti, l’attenzione di questa Procura della Repubblica e della Guardia di Finanza di Salerno, per contenere il pericolo che le difficoltà finanziarie di famiglie, professionisti ed imprese agevolino le infiltrazioni delle organizzazioni criminali nel tessuto economico della provincia. 

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