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Cronaca

Villa Dei Fiori: "Disabili sotto attacco? Si apre un altro fronte, quello dei ricoverati"

La nota del presidio di Nocera Inferiore

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di SalernoToday

Tempi davvero neri per il diritto alla cura dei disabili. In questi giorni è andata sulla stampa la vicenda degli oltre 230 disabili  gravi e gravissimi, in gran parte bambini o anziani, ai quali il  distretto 60 di Nocera non ha concesso l’autorizzazione per iniziare o continuare le cure. Ora emerge un’altra situazione, sempre al Distretto 60, che potrebbe rivelarsi ancora più drammatica e che riguarda le persone con malattie talmente gravi da dover essere ricoverate in strutture specializzate. Si tratta di strutture accreditate con il Servizio Sanitario Regionale con una serie di requisiti specifici: personale specializzato, assistenza medica, attrezzature, spazi adeguati e così via. Requisiti grazie ai quali possono affrontare le patologie, prevalentemente psichiche e sensoriali, di persone per le quali serve un impegno di 24 ore al giorno, in moti casi con un rapporto dipendente/paziente “uno a uno”.  Per questi malati, periodicamente, una commissione del distretto verifica le condizioni di salute, i risultati rispetto al Progetto terapeutico, che può essere semestrale o anche annuale, e le eventuali modifiche. E qui arriviamo al punto. Ciò che sta accadendo è che la commissione del distretto sta facendo le sue verifiche e sta prefigurando per decine di pazienti il passaggio dalle strutture specializzate (dette ex. art.26) alle RSA, dove però le attività terapeutiche, riabilitative e sanitarie sono nettamente inferiori e prevale una dimensione assistenziale. Questo, ad esempio, è quanto accaduto a Villa dei Fiori, uno dei centri ex art.26 più importati della Campania. “La commissione - spiega il Direttore Sanitario Fernando Zara -  ha esaminato 36 pazienti e per 18, la metà esatta, ha predisposto il passaggio in RSA. Non era mai successo prima. Si tratta di pazienti cerebrolesi, con disturbi psichici, autistici, con malattie genetiche, pluriminorati,  insomma  con patologie gravissime. Per loro, infatti, tutte le commissioni precedenti, per decine di volte, hanno sempre stabilito la necessità di un ricovero in strutture specializzate. Ora, di colpo, dovrebbero passare in strutture come le RSA, che sono del tutto inadeguate per curarli”. Perché? La risposta potrebbe essere la solita: risparmiare. “Abbiamo contestato al Distretto le decisioni della commissione –  informa il dottor Zara – spiegando per ogni singolo paziente e nel dettaglio i danni enormi e irreversibili conseguenti a un passaggio in RSA. Vedremo cosa ci verrà risposto”. Ma in questa vicenda ci sono tante cose che non tornano. Per esempio il fatto che la commissione dovrebbe essere formata, per legge, da 7 componenti, e invece erano in tre, un infermiere, un terapista e un fisiatra. O che la commissione dovrebbe avere, sempre per legge, uno specialista competente sulla malattia da esaminare, in questi casi un neurologo. E invece c’era, appunto, solo un fisiatra. Si dovrebbe anche sentire il parere dell’équipe che ha in cura il paziente, e invece non è stato fatto. E ancora: visite così complesse, che cambiano il destino di una persona, sono state fatte con un tempo medio di soli 17 minuti. Nessuno lo dice, ma la sensazione è che l’obiettivo sia quello di spostare più pazienti possibili in strutture meno costose. “Il che significherebbe – dice il Direttore Sanitario – una condanna definitiva al peggioramento della malattia per decine e decine di pazienti estremamente gravi e fragili. Non possiamo accettarlo”. Unendo le vicende di questi giorni viene da chiedersi: cosa sta accadendo? Perché i  diritti dei disabili  sono sempre più in discussione? E soprattutto, cosa si può fare? “Sta accadendo – risponde il segretario di Cittadinanzattiva Lorenzo Latella - che il servizio sanitario si sta appiattendo su logiche economiche invece che sulla salute dei cittadini”. “Ciò che si può fare – aggiunge - è dare nuove certezze legislative che garantiscano il diritto alla cura, soprattutto per i più fragili. Dobbiamo farlo, perché la gravità di quanto sta avvenendo ci dimostra che non si può aspettare”.  

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