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Cronaca

Violenza sulle donne, una madre scrive a Mattarella: "Mia figlia senza giustizia"

Nonostante le botte e le minacce subite da sua figlia da parte del marito il processo continua ad essere rinviato rischiando di finire in prescrizione: "Ora capisco perchè le donne non denunciano"

Nonostante le botte e le minacce subite da sua figlia da parte del marito la giustizia continua a latitare. Il processo, infatti, continua ad essere rinviato rischiando di far cadere su un grave caso di violenza sulle donne la tegola della prescrizione. Per questa ragione Santa Sanfilippo in Biondi ha deciso di rivolgersi direttamente al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, attraverso una lettera,  affinchè intervenga per verificare la correttezza dell’ iter processuale che vede costituita in parte civile sua figlia Grazia. Ecco il testo completo della missiva inviato al Capo dello Stato che inizia con una premessa: “Le scrivo questa lettera a nome di ogni madre che ama le sue creature e che è pronta a tutto pur di alleviare il dolore della propria figlia . Sono una donna di fede ed ho sempre pensato che dove non arrivava il mio amore sarebbe arrivato l’amore di Dio, oggi so che io non posso attendere più alcun miracolo, ma devo intervenire per proteggere la vita di mia figlia ed il mio nucleo familiare. (Non sono una professionista) Non ho un titolo scolastico elevato, perciò mi perdonerà se non riuscirò a dire grandi cose e ad utilizzare grandi parole, di quelle che fanno effetto”.

Poi entra nel merito della vicenda giudiziaria: “Ho pensato spesso di scriverle e più volte mi sono data una risposta, sicuramente un presidente ha ben altre cose da fare che pensare al dolore ed alla preoccupazione di un genitore, forse sarà cosi, ma io ho il dovere di madre e di cittadina di chiedere il suo aiuto e la sua protezione. Sono anni - spiega - che combattiamo contro un uomo prepotente, che subiamo minacce di morte seguite da ogni forma di vessazione e sopruso. A nostra insaputa ed al fine di tutelarci, nostra figlia ha vissuto nel terrore e ogni giorno ha rischiato e rischia la vita; mai avremmo immaginato che tutto questo potesse accadere alla nostra famiglia , ma ad un certo punto, quando siamo venuti a conoscenza di una parte delle violenze che mia figlia subiva, abbiamo denunciato ed è lì che è iniziato il vero calvario”.  Un racconto drammatico che sembra non trovare giustizia: “Non sapevamo - aggiunge la signora Sanfilippo - come comportarci e cosa fare, all’improvviso la legge più volte interpellata sembrava venirci contro e da persone umili quali siamo abbiamo pensato che sbagliavamo a rapportarci, ma cose troppo eclatanti e vergognose oggi mi hanno convinto che la vera violenza noi la subiamo da un sistema che dovrebbe tutelarci ed invece non lo fa. Oggi comprendo perché le donne non denunciano e muoiono ammazzate come delle bestie. Mia figlia è una donna coraggiosa, perché in questi anni di inferno ha sempre creduto in una giustizia giusta anche per lei, chissà quanta sofferenza mi ha nascosto, suo marito sapeva che il punto debole eravamo noi, noi che oggi siamo divenute vittime del nostro amore, l’arma che ha permesso a quest’uomo di tenerci sottomessi”.

Per lei, adesso, è arrivato “il momento di dire basta, la giustizia sembra essere diventata il vero nemico, non c’è posto per noi persone oneste, non c’è posto per chi si affida alla legge piuttosto che a dei delinquenti, che prezzo dobbiamo ancora pagare per avere una risposta a questo grido di dolore? Posso solo dirle che in nome della verità abbiamo perso tutto, ma non posso permettere che mia figlia, nel frattempo ammalatasi di cancro, debba subire altre violenze”. “Per questo rivolgo la mia preghiera non solo alla figura istituzionale che lei rappresenta, ma anche all’uomo e al padre: mia figlia ha lottato perché la sua voce fosse ascoltata, fino ad  ottenere, e non senza fatica, il rinvio a giudizio ed un processo. Finalmente dopo vari rinvii e tensioni viene ascoltata dal Giudice e dopo altrettante udienze non tenutesi per svariati motivi, è stato sentito mio marito quasi ottantenne (tre volte siamo andati in un aula di tribunale per sentire l’ennesimo rinvio) ed ora a metà dell’opera veniamo a conoscenza del trasferimento del Giudice ad altro ufficio giudiziario, questo vorrebbe dire che si rischia di dover rifare tutto daccapo con un altro mostro da combattere che si chiama prescrizione, un meccanismo che la legge fornisce ai delinquenti per uscirsene  puliti da tutte le loro malefatte” .

Di qui la conclusione: “Mia figlia ha perso tutto, è stata messa in ginocchio economicamente e professionalmente, ma non ha perso l’amore della sua famiglia ed è in nome di questo sentimento nobile e di tutto quanto ci sta accadendo che le chiedo fermamente di ascoltarla  per far luce su un’anomala vicenda giudiziaria che, al di là delle discutibili procedure, nasconde grossi soprusi e rischia di danneggiare per sempre il bene più caro che ho. Certa della sua comprensione, attendo una sua cortese risposta. Che Dio - conclude - possa illuminare ogni giorno del nuovo anno con la Sua luce di fede e misericordia”.
 
 

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