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Cronaca

Abusi sessuali dall'amico di famiglia, i messaggi "hot" al vaglio del tribunale di Salerno

Sono state consegnate al gup Piero Indinnimeo le perizie sul cellulare sequestrato alla giovane (all’epoca dei fatti aveva 14 anni), la quale aveva raccontato di essere stata abusata sessualmente da una guardia giurata, da lei chiamata “zio”

Proseguono le indagini del tribunale di Salerno su un nuovo presunto caso di violenza sessuale ai danni di una ragazzina che, secondo quanto da lei testimoniato, sarebbe stata stuprata da un amico di famiglia di 41 anni.

L’inchiesta

Nella giornata di ieri – riporta Il Mattino - sono state consegnate al gup Piero Indinnimeo le perizie sul cellulare sequestrato alla giovane (all’epoca dei fatti aveva 14 anni), la quale aveva raccontato di essere stata abusata sessualmente da una guardia giurata, da lei chiamata “zio” in quanto amico di famiglia, all’interno di un centro commerciale.  Ma nelle perizie, arrivate sul tavolo del gup, non risulterebbero i messaggi hot che la ragazzina avrebbe dichiarato di aver ricevuto dall’uomo. E inoltre lei avrebbe utilizzato il suo telefonino anche quando le era stato detto di non usarlo per motivi tecnici. Ora tutta la documentazione è al vaglio del sostituto procuratore Elena Guarino e del giudice per l’udienza preliminare, oltre che delle difese di parte.

La storia

Secondo la ricostruzione del sostituto procuratore Guarino lo stupro, che risale all’ottobre del 2017, sarebbe stato solo il primo di una serie di violenze sessuali che sarebbero proseguite sino al gennaio di quest’anno, quando la mamma della ragazzina ha scoperto sul cellulare della figlia alcuni messaggi hard e lei è crollata, raccontando i tre mesi di incubo vissuti nel silenzio. Il 43enne l’avrebbe prima raggirata, poi il 15 ottobre del 2017 l’avrebbe attirata in casa con una scusa, chiudendo subito la porta a chiave in una stanza consumando la violenza. Inutili i tentativi di resistenza da parte della 14enne che, dopo aver minacciato l’uomo di rivelare tutto ai genitori, ha raccontato ai carabinieri che lui reagì sferrandole un pugno al volto. Poi andò in un’altra stanza e tornò poco dopo con in mano una pistola dicendole: “Se dici qualcosa la userò per fare del male a te e alla tua famiglia”.  A quel punto la giovane avrebbe continuato a sottostare alle sue richieste che andavano dall’invio di foto e filmati erotici fino a altri rapporti sessuali.Il suo incubo è finito lo scorso anno quando la madre ha scoperto la verità ed ha sporto denuncia ai carabinieri.  

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