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Ritorna il festival Linea d'Ombra: le date e le curiosità del nuovo format

In programma dal 24 al 31 ottobre promossa e organizzata dall’associazione SalernoInFestival. Le opere cinematografiche in concorso saranno cento, scelte tra 7.800 film iscritti, provenienti da 40 Paesi

Ritorna “Linea d’Ombra” con la 25esima edizione in programma dal 24 al 31 ottobre promossa e organizzata dall’associazione SalernoInFestival. Le opere cinematografiche in concorso saranno cento, scelte tra 7.800 film iscritti, provenienti da 40 Paesi.

I dettagli

Il festival sarà ibrido: una parte in streaming, ma soprattutto un programma dal vivo, tre location che si connettono in maniera profonda con il territorio. A partire dalla Sala Pier Paolo Pasolini. E' stato sala cinematografica, cinema all’aperto, teatro, Casa dei Balilla e ora, dopo un significativo restyling architettonico e funzionale, una sala multimediale, uno spazio dinamico di ultima generazione per performance artistiche immersive. Un luogo storico, collocato di fronte al rinnovato arenile di Santa Teresa, che oggi restituisce la più bella prospettiva sul Golfo e sul Lungomare di Salerno. Alla sala si affiancano la “Casa del Combattente”, dove ha sede la Fondazione Menna - Centro Studi d’Arte Contemporanea, e “Il Giardino della Minerva”, quest’ultima location di un progetto che unirà formazione culturale e promozione del territorio. Il programma live seguirà rigorosamente le procedure anti-Covid permettendo così al pubblico di poter partecipare in totale sicurezza. Tutte azioni pensate e pianificate per superare la “Crisi”, tema centrale di quest’anno, scelta ben spiegata dai direttori artistici Giuseppe D’Antonio e Boris Sollazzo. Crisi ovvero "separazione, scelta giudizio, ma il termine può essere inteso anche come un accadere rivelatore, un varco verso qualcosa di cui ancora ignoriamo i contorni. Di fronte a questo spazio insondato si rende necessario operare delle scelte". Era importante dare a questo concetto la giusta forma, forse anche più d’una. Ci ha pensato, e lo spiega bene, Roberto Policastro che ha usato in questo caso un testimonial d’eccezione. "Un’icona fortemente rappresentativa, il David di Michelangelo, che incarna la cultura italiana, campeggia come significante. Un simbolo spaccato e rimesso insieme con la tecnica del kintsugi, pratica giapponese che grazie all’uso dell’oro ripara oggetti in ceramica. Il tutto mescolato in un “buzz” visivo e guidato da un segno speculare della parola crisi".

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