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Luca Barbareschi e Filippo Dini sono una frizzante coppia in "Il discorso del re"

Nelle vesti di Lionel Logue, Luca Barbareschi si diverte a interpretare il suddito schietto e il maestro impertinente del re Filippo Dini, alla riscoperta dell'importanza della parola

Saranno al Teatro Verdi di Salerno fino a domenica 2 febbraio Luca Barbareschi e Filippo Dini in scena con "Il discorso del re". Decisamente diverso dal lungometraggio diretto da Tom Hooper e interpretato da Colin Firth e Geoffrey Rush, l'opera teatrale, che Luca Barbareschi ha riscoperto come regista e ha portato a teatro come attore, vanta un testo e un'atmosfera del tutto differenti da quelli del film. I fatti storici presentati in "Il discorso del re" sono quelli che vedono Albert Windsor diventare re Giorgio VI dopo l'abdicazione del fratello, e voler essere a tutti gli effetti la "voce" del suo paese. Proprio per questo suo desiderio, il futuro re d'Inghilterra è deciso a combattere il suo difetto più grande, la balbuzie. Dopo aver consultato diversi specialisti, alla fine prova l'ultima cura, quella di Lionel Logue, logopedista australiano dai metodi anticonformisti, che riuscirà nella disperata impresa perché cura e guarisce i suoi pazienti grazie alla sua capacità di sondare le anime e di medicarle. A dare volto e anima a Lionel Logue è lo stesso Barbareschi, che si trova qui a dover tener testa a un Filippo Dini magistrale nella sua interpretazione del balbuziente re Giorgio: sul palco Barbareschi e Dini funzionano e ingranano man mano che si va avanti nella storia, infatti più l'intimità tra i loro personaggi diventa maggiore e più la coppia discente-maestro si trasforma in una coppia di reciproci confidenti.

Se Lionel ha bisogno di penetrare le paure più profonde del re per capire da dove deriva davvero il suo problema, re Giorgio inizia a conoscere quel suddito che diventerà il suo amico più caro. Il rapporto di amicizia tra i due protagonisti cresce sul palco e diventa vivido agli occhi dello spettatore: impossibile non sentirsi coinvolti nel rapporto tra i due e dal dramma personale di un re menomato da insulse costrizioni infantili e carente dell'affetto dei genitori. Lionel cura e guarisce questo aspetto fino a rendere al re la parola, permettendogli di tenere quel discorso che lo eleverà finalmente a voce del suo popolo. Immersi in una scenografia quanto mai d'effetto che aiuta anche lo spettatore a immergersi in quell'epoca proiettando filmati d'archivio, i due attori si ritrovano sul palco a far scintille e a dettar le regole è proprio Filippo Dini, calato perfettamente nel ruolo del sovrano balbuziente, tanto da riuscire a restituire al pubblico un'interpretazione vivida, coinvolgente e a tratti divertente, che fa scoprire il lato umano del re. Da parte sua Barbareschi dimostra di divertirsi a essere il suddito schietto e il maestro impertinente del re Filippo Dini, e dà la sua prova d'attore durante tutto lo spettacolo sottolineando continuamente l'importanza e il peso che le parole assumono nei rapporti umani.  
 

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