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"Sostegno all'attività di ricerca": i precari Unisa scrivono al Rettore

Chiedono una serie di misure di proroga di scadenze e borse, misure rese necessarie dalla situazione che, dovuta all'emergenza Covid, da mesi rende impossibile il loro lavoro

Lettera al Rettore Loia e richiesta di misure urgenti, a sostegno del precariato universitario. Si leva alto il grido d'allarme di dottorandi, assegnisti, ricercatori a tempo determinato, cultori della materia, docenti a contratto, borsisti dell'Università degli Studi di Salerno. Riuniti sotto la sigla Coordinamento Precari Unisa, hanno scritto di nuovo (la prima volta lo scorso giugno) al Rettore per chiedere che venga dato riconoscimento e sostegno all'attività di ricerca. Chiedono una serie di misure di proroga di scadenze e borse, rese necessarie dalla situazione che, dovuta all'emergenza Covid, da mesi rende impossibile il loro lavoro.

La lettera

"Egregio Rettore, siamo dottorande e dottorandi, assegniste e assegnisti, ricercatrici e ricercatori a tempo determinato, cultori e cultrici della materia, docenti a contratto, borsiste e borsisti dell’Università degli Studi di Salerno. Si avvicina il primo anniversario dell’inizio della crisi pandemica legata alla diffusione del Covid-19 e ci rivolgiamo nuovamente a Lei. Lo scorso giugno, Le abbiamo indirizzato una prima lettera, resa pubblica anche da giornali locali, per sollevare alcune nostre preoccupazioni riguardo all’influenza della crisi sanitaria sulla nostra condizione di lavoratori e lavoratrici precarie all’interno dell’Università. A questa lettera noi, però, non abbiamo ricevuto risposta. Il perdurare dell’emergenza, oltre a mettere in luce ed aggravare la condizione di precarietà contrattuale già denunciata, ci costringe a una nuova presa di parola pubblica. Infatti, nella situazione presente non possiamo che registrare ben pochi cambiamenti rispetto all’estate scorsa. In sede di conversione in Legge dei Decreti 149, 154 e 157 del 2020, la Camera dei Deputati ed il Senato hanno introdotto una norma che consente alle iscritte e agli iscritti al XXXIII ciclo di dottorato di ricerca di accedere a tre ulteriori mesi di proroga, da aggiungersi ai due di cui già era possibile fruire (art. 236 comma 5 del D.L. 34 del 2020 poi convertito in L. 77 del 2020). Tale misura, per quanto importante, oltre a rischiare di essere ineffettiva se gli atenei non agevoleranno l’accesso alla proroga agli aventi diritto, è iniqua, poiché non coinvolge tutti i cicli di dottorato in corso al momento del dilagare dell’emergenza pandemica (XXXIV e XXXV ciclo) o avviatisi lo scorso autunno (XXXVI ciclo). La permanenza in chiusura di molte delle strutture in cui il lavoro di ricerca era concretamente svolto e la difficoltà a reperire strumenti e materiali indispensabili a tale lavoro hanno causato un impatto significativo sulla nostra formazione e sull’attività di ricerca. Per questo, oltre a chiederLe di attivare provvedimenti straordinari di proroghe volontarie per le dottorande e i dottorandi di ogni ciclo attualmente in corso, reputiamo necessario che il Rettorato inviti i collegi di dottorato a convocarsi nel più breve tempo possibile in modo da rendere effettiva la proroga già stanziata. Analogamente, Le rinnoviamo la richiesta di rendere possibile l’attuazione della proroga degli assegni di ricerca per il periodo corrispondente alla sospensione dell’attività di ricerca, prevista dall’art. 236 comma 6 del D.L. di cui sopra: sebbene formalmente sancita, mancano fondi perché essa sia attuata. Chiediamo pertanto che l’Ateneo stanzi fondi straordinari per far fronte a questa emergenza. Infine, vorremmo inoltre porre nuovamente l’attenzione sull’art. 238 della L. 77 del 2020 che concerne il “Piano di investimenti straordinario nell’attività di ricerca”. Esso prevede, per i giovani ricercatori, il piano di investimento nel reclutamento più rilevante dal 2010 ad oggi. Nonostante ciò, come Lei sicuramente sa, è una risoluzione ancora insufficiente visti gli oltre 16000 posti di strutturati che si sono persi dal 2008 ad oggi per via del blocco del turnover e dei mancati finanziamenti. Se calcoliamo i 12600 pensionamenti previsti nei prossimi cinque anni, vi è ancora un deficit di ben 23mila posti per quanto riguarda il personale strutturato rispetto a dodici anni fa. Però, due elementi, come abbiamo già sottolineato, destano la nostra preoccupazione. Il comma 3 prevede che, qualora una quota delle risorse non fosse utilizzata per le finalità di cui ai commi 1 e 2, essa rimanga a disposizione, nel medesimo esercizio finanziario, per le altre finalità del fondo per il finanziamento ordinario delle università. Ci attendiamo che la ratio dell’intervento straordinario non venga stravolta, e che tali fondi siano vincolati esclusivamente per il reclutamento delle ricercatrici e dei ricercatori. Lo reputiamo un atto di correttezza e coerenza importante, vista la situazione in cui versa l’Università pubblica. Le chiediamo di interpretare la norma in tal senso, al fine di tutelare la parte oggi più debole e che versa in condizioni di maggior insicurezza. Inoltre, a preoccuparci è la modalità di ripartizione delle risorse tra le Università: si applicano, infatti, le disposizioni di cui all'articolo 6, comma 5-sexies del decreto-legge n. 162 del 2019. Questa ripartizione territoriale dei fondi, avvenendo secondo i criteri del Milleproroghe, penalizza i piccoli atenei (soprattutto del Sud Italia) a favore dei grandi atenei nel Nord del paese. Ci appare evidente la natura anti-costituzionale di questa misura e la necessità che il Nostro Ateneo prenda una parola chiara e critica nei confronti di questa modalità di stanziamento delle risorse. Infine, ci rivolgiamo a Lei affinché, nel rispetto delle norme di distanziamento sociale e della tutela di tutte le persone che attraversano l’Università e di chi ci lavora, si permetta progressivo ripristino in presenza delle attività di ricerca e didattica cercando di superare il prima possibile, appena ci saranno le condizioni, l’utilizzo emergenziale della didattica a distanza. Nella speranza che questa lettera possa risultare utile come stimolo ad un dibattito democratico all’interno della comunità accademica salernitana, Le chiediamo a sua volta una presa di parola pubblica intorno ai temi che abbiamo sollevato e Le richiediamo un incontro presso il Rettorato per provare a trovare collettivamente delle soluzioni a queste problematiche per noi decisive".
 

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