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Sgombero clochard a Salerno: Rispoli (Csa) difende i vigili, Lambiase (M5S) propone mezzi per assistenza itinerante

Esplode la polemica sindacale e politica a pochi giorni dallo sgombero di un senzatetto dal Corso Vittorio Emanuele

Esplode la polemica sindacale e politica sul recente sgombero di un clochard dal Corso Vittorio Emanuele di Salerno. “No a campagne scandalistiche sulle spalle della polizia municipale” tuona Angelo Rispoli, segretario provinciale Csa a Salerno, che mette le cose in chiaro dopo le critiche ai vigili urbani del capoluogo, in merito all’ultima operazione che ha riguardato i clochard: “Giova ricordare che gli agenti della polizia municipale intervengono in queste situazioni poiché sono chiamati a svolgere un compito istituzionale. Chi si rende protagonista di prese di posizione così ingenerose, cominciasse a fare la sua parte, anziché gettare la croce addosso a operatori costretti spesso a lavorare in situazioni di estrema difficoltà”. Il segretario Rispoli, quindi, non manca di esprimere la sua solidarietà “ai colleghi di Salerno, divenuti bersaglio di un attacco insensato, nonché all’assessore Tringali. Detto questo, l’emergenza freddo è un problema su cui assumere in fretta delle decisioni, ovvero intraprendere nuove politiche sui servizi sociali. Ma di certo chi attacca le forze dell’ordine si squalifica da solo, perché sono le istituzioni stesse a perdere il loro ruolo. Non permetteremo che si faccia campagna elettorale sulla pelle degli agenti di polizia municipale”.

La proposta del M5S

Il consigliere comunale del Movimento Cinque Stelle Catello Lambiase ci va giù duro: "La Polizia Municipale perde di vista l’obiettivo e lo cerca (probabilmente) negli ultimi. Succedeva a Salerno, il 2 settembre dell’anno appena terminato, che gli strali dell’amministrazione comunale si abbattessero su skaters rei di pericolose giravolte in una strada del centro chiusa per errore di qualche progettista. Succedeva a Salerno che a pochi giorni dalle elezioni comunali, a metà ottobre, la “casa comunale” venisse sbarrata a facinorosi “giornalisti”, colpevoli di fare scomode domande. E succedeva poche ore fa in una città illuminata “a festa” da sfavillanti luminarie solitarie per la mancanza di turisti con il naso all’insù, a pochi metri da colossali alberi da 4.000€ al giorno, che il decoro urbano venisse “sporcato” da un pericoloso clochard, ultimo tra gli ultimi, che disturbava lo scintillio delle luminarie d’artista, che peraltro dovrebbero ricordare il Natale, la nascita di Nostro Signore, che sceglieva di nascere in una mangiatoia e non in un albergo di lusso. Questa è la fotografia delle emergenze di sicurezza della nostra città, agli occhi della amministrazione comunale. In un mondo che è sotto scacco di un virus da quasi due anni, c’è ancora qualcuno che pensa che un “senza fissa dimora” disturbi la bellezza di Salerno. Qualcuno rinchiuso nelle stanze del potere da troppo tempo non ha compreso che il senso di comunità di una città si misura dalla capacità di sostenere gli ultimi. E tanto più in un periodo dell’anno durante il quale le basse temperature mettono a rischio questi nostri concittadini ancor più esposti al CoViD, oltre che alle tante altre patologie di cui sono affetti. Da medico ci tengo a sottolineare quanto la pandemia possa peggiorare le condizioni di vita di questi nostri fratelli, che non hanno la forza di sapere a quale “richiamo” di vaccino siamo arrivati o come richiedere online greenpass o buoni spesa. Da rappresentante del popolo posso – mettendomi nei loro panni - impegnarmi allo spasimo per chiedere, nelle sedi opportune, di rivolgere le energie spese per “disperdere” i clochard affinché si approntino “punti di ristoro” per la città e punti di primo soccorso. E’ inutile avere una sanità che cura secondo standard internazionali, Lea o linee guida e poi “abbandonare” questi ultimi al proprio destino. Forse qualcuno crede di nascondere o rendere invisibile qualcosa di scomodo, ma la pandemia ci ha insegnato l’importanza della medicina territoriale, la cosiddetta medicina di prossimità. Il paradigma va capovolto: anziché aspettare che le persone con fragilità si rivolgano ai servizi è necessario che i servizi di tipo sociale e sanitario le intercettino, coinvolgano e indirizzino. Questa emarginazione crescente la pagheremo in maniera pesante: abbiamo milioni di persone sempre più escluse da cure e supporti. Lancio – così – una proposta: acquistare un mezzo per fare assistenza in maniera itinerante. Attualmente veniamo, infatti, raggiunti da coloro che fanno parte di un determinato circuito territoriale, ma non riusciamo a raggiungere tutta la potenziale popolazione che necessita del servizio. Noi medici vorremmo avere la possibilità di raggiungere anche questi pazienti, per poter dare loro le cure necessarie. Gli sgomberi coatti non sono degni di una città che vuole definirsi europea, moderna e civile".

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