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Referendum, Amatruda scrive a medici e sindacati: "La riforma uccide la sanità al Sud"

Il vice segretario provinciale degli azzurri e la responsabile cittadina con delega alla sanità Lina Marinelli inviano una lettera all'Ordine dei Medici di Salerno e alle sigle sindacali per invitarli a valutare nei dettagli la riforma

La Riforma costituzionale uccide il Sud, consegnerà meno diritti e meno sanità”: su questo tema il  vice coordinatore provinciale di Forza Italia Gaetano Amatruda e la dottoressa Lina Marinelli (responsabile salute del direttivo cittadino)  hanno scritto all’Ordine dei Medici di Salerno ed alle associazioni sindacali che si occupano di sanità, riconoscendo alle stesse sempre "il fondamentale impegno in prima linea". I due dirigenti scrivono in qualità di promotori del Comitato del No all'ordine dei Medici di Salerno, all'Ugl, alla Cgil Cisl e Uil funzione pubblica.  “Al netto dei giudizi complessivi sulla Riforma – aggiunge Amatruda- è necessario interrogarsi sul futuro della sanità. Questo testo, con gli articoli 116 e 119, aumenterà le differenze nel Paese, inciderà sulla quantità e qualità delle prestazioni. E’ necessario impegnarsi per un voto informato e mettere in guardia i cittadini. Chi ha ruoli specifici nel settore sanitario può dare un contributo”. Ma ecco il contenuto della missiva: “Nella volontà di chi scrive non c’è nessuna intenzione di trascinare l’Ordine in una polemica strumentale o peggio nell’agone dello scontro politico. Soprattutto perché è noto il qualificato l'impegno, da sempre in prima linea in un comparto delicato. Al netto del giudizio sulla Riforma, è legittimo che ognuno abbia delle idee, crediamo sia opportuno sviluppare un dibattito e chiedere il ‘conforto autorevole’ su un tema particolarmente delicato”.

Per i due esponenti berlusconiani “questa riforma disegnerà anche la sanità nei prossimi anni, avrà effetti concreti su questo comparto. L’articolo 119 del nuovo testo nasconde insidie molto concrete. Nell'articolo 119, (e riproponiamo una analisi avviata con Stefano Caldoro ed autorevoli giuristi), quello della autonomia finanziaria, che di fatto organizza le risorse per le Regioni, i comuni ed i territori, è inserito il principio dei costi e dei fabbisogni standard. Una vecchia battaglia delle regioni forti del Nord, quella sui costi standard entra dunque in Costituzione.  Introduciamo i costi standard perché c’è maggiore efficienza, è la tesi del Nord. Ed  in questa proposta di riforma si parla proprio di costi e fabbisogni standard in condizioni di efficienza: cioè chi ha un sistema più ricco (perché ha storicamente goduto di maggiori trasferimenti e ha creato condizioni strutturali migliori ) chi ha dei costi più efficienti, diventa un riferimento nazionale.Se è una battaglia del Nord non può certo favorire il Sud, le differenze saranno fotografate ed aumenteranno, negli anni, fra aree del Paese”. 

Poi Amatruda e Marinelli ricordano che “la Costituzione fa riferimento alle leggi dello Stato che poi determineranno i costi standard. Le leggi dello Stato, per esempio, nel settore sanitario già li hanno definiti. Si è stabilito che le risorse sono quelle esistenti, quindi il fabbisogno standard, ed i costi vengono determinati dalle Regioni più forti. Quelle che ad oggi hanno più risorse e dunque più efficienza, perché più ricche e favorite dai trasferimenti e dal riparto dei fondi degli ultimi decenni. Su queste Regioni  si determinerà il costo delle prestazioni. Il costo più basso diventa di fatto più alto per noi a parità di prestazioni. Con queste regole al Sud rimangono quelli che vengono definiti i livelli essenziali delle prestazioni, cioè minimi. E la nostra Carta, che adesso vogliono cambiare, dice che i diritti devono essere garantiti in tutto il Paese. Alle regioni del Nord, con questa modifica, si permetterà di mantenere maggiori risorse e dunque una sanità migliore, un’assistenza migliore. Lasciamo i fondi al Nord e lasciamo al Sud quello che ha, e non avrà più di altro. Non si riducono le differenze e non si premia chi riesce a fare meglio, non si stimola la competitività. Bisognava individuare dei correttivi, immaginare interventi migliorativi per garantire un riequilibrio territoriale e tutelare, sui diritti, l'unità nazionale. Buona la intuizione di introdurre i costi standard ma con la garanzia di una distribuzione delle risorse garantendo la coesione territoriale. Un principio di riequilibrio teso a garantire l’uguaglianza , la "standardizzazione " dei diritti costituzionali, quindi per esempio il diritto alla salute uguale a Milano, come a Napoli, in Verona  come a Reggio Calabria”.

Per i due forzisti “bisognava inserire, sarebbe stato opportuno, una clausola che non considerasse solo il costo della prestazione, che può essere differente da regione a regione, ma anche i livelli delle prestazioni, cioè la qualità della prestazione che non può essere buona da una parte ed essenziale nelle aree più deboli. In poche parole diritti, che devono essere uniformi sul territorio nazionale, si trasformeranno in diritti difformi su base territoriale. Questa riforma fotografa dunque l’esistente e non lo migliora. Anche l’articolo 116 rischia di rappresentare un danno per le regioni del Sud. La individuazione delle Regioni virtuose, che avranno più vantaggi rispetto a quelle che saranno commissariate o esautorate di poteri, non avviene con criteri certi.Non saranno considerate virtuose le regioni che, ad esempio, hanno ridotto il deficit o combattuto con la logica perversa del blocco del turn over ma quelle che hanno goduto di maggiori trasferimenti. E’ virtuosa la Regione che parte da condizioni storiche e strutturali di vantaggio e non quella che sceglie merito e competitività. Si va di fatto sulla spesa storica e non sulle performance. Con questo criterio il Veneto, per fare un esempio, sarà considerata Regione virtuosa nonostante le politiche che non hanno contenuto i costi, in danno di chi invece ha fatto sacrifici. Su questi temi, nelle forme e nei modi che riterrete più opportuni, mi auguro si possa riflettere. Questa Riforma – concludono Amatruda e Marinelli - incide sulla sanità e lo farà in peggio in Campania, nelle Regioni del Sud”

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