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Rifiuti tunisini in arrivo a Serre: spunta la pista veneta, rumors dal Copasir

Secondo una indiscrezione che arriva da Roma un gruppo di privati starebbe cercando uno sbocco a Nordest, anche nell'Alto vicentino, per il caso ambientale deflagrato nel Salernitano: e delle eventuali proteste da parte della popolazione si starebbe occupando pure l'intelligence

La vicenda dei rifiuti italiani «finiti illegalmente in Tunisia» e poi rispediti nel Salernitano (la location individuata è la località Persano di Serre) oltre ad un caso diplomatico sta diventando un caso politico. Tuttavia della questione - riportano i colleghi di Vicenzatoday -  si sarebbe occupata e si starebbe occupando la nostra intelligence, sia per ragioni di carattere internazionale che per ragioni esclusivamente domestiche, di caratura ambientale come sociale. Non è infatti chiaro che destino avranno i 213 container di rifiuti (pari a 6000 tonnellate secondo Repubblica.it), la cui natura è in parte ignota, al momento destinati in un deposito militare. I media campani parlano di località del Salernitano.  

La pista veneta 

Da alcune settimane alcuni componenti del Copasir sarebbero venuti in possesso «di uno schema di business plan tra società di diritto privato» in forza del quale una parte rilevante di quei rifiuti, magari dopo alcuni passaggi intermedi di natura anche industriale, potrebbe finire in terra veneta: inceneritore di Fusina Venezia, inceneritore di Padova, inceneritore di Schio nell'Alto vicentino e la discarica regionale di Sant'Urbano nel Padovano potrebbero essere il punto di arrivo dei rifiuti. Il cui trattamento, almeno in parte, potrebbe essere anche affidato ad una spa del comprensorio euganeo sempre nel Padovano. Queste almeno sono le voci di corridoio che insistentemente stanno circolando dalle parti del Copasir che poi è l'organismo bicamerale che sovrintende alla vigilanza sui servizi segreti. I quali in questo momento starebbero pure valutando, quanto all'impatto in termini di risentimento sociale, di una eventuale stoccaggio, lavorazione o trasformazione di quei rifiuti in terra veneta. L'argomento è delicato (una inchiesta di Report su Rai tre lo scorso anno fece scalpore). Il Veneto è attraversato da problemi ambientali di natura cronicadovuti ad una pesantissima antropizzazione (l'impronta ecologica dell'agricoltura, dell'industria, chimica in primis e più in generale della cementificazione spinta su livelli che non hanno paragone nel Belpaese se si esclude la Lombardia). Per di più i siti che sarebbero stati oggetto dello schema di business plan tra privati, cui avrebbe lavorato anche un ex ministro dell'ambiente, sono da tempo bersaglio del mondo ecologista: il tutto, come ricorda Salenrotoday.it, in Campania la polemica è divenuta già rovente.

L'inchiesta dell'Antimafia

Ma c'è di più. Come ricorda ai microfoni di Vicenzatoday.it il padovano Francesco Miazzi, uno dei volti storici della galassia ambientalista veneta, proprio il comprensorio Euganeo-atestino è oggetto di polemiche a non finire, anche alla luce dei risvolti di una clamorosa inchiesta della procura antimafia triestina che ha preso di mira un traffico di rifiuti tra Friuli e Veneto. Si tratta di un mix di circostanze che potrebbe arroventare il dibattito ove fosse confermata la destinazione anche veneta dei rifiuti campani. Ad ogni modo la galassia ambientalista del Veneto è in subbuglio tanto che sabato 26 febbraio gli ecologisti si troveranno alla stazione Fs di Dolo-Mirano alle 10 del mattino. Il titolo scelto per il presidio parla da solo: «Nordest come terra dei fuochi: basta veleni e business sui rifiuti». 

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