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Vietri (FdI): "Ginecologia Ruggi, disastro annunciato. Urge una struttura per le pazienti Covid"

La fedelissima di Giorgia Meloni interviene dopo i tre contagi tra i medici del reparto, tra cui una donna incinta

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di SalernoToday

«Al Ruggi sta accadendo quello che, purtroppo, era facile prevedere e oggi si pagano le conseguenze della mancata predisposizione di tutte le misure necessarie per contenere la diffusione del contagio dal virus Sars-CoV-2». La dirigente di Fratelli d’Italia, Imma Vietri, nei giorni scorsi aveva lanciato l’allarme sui problemi registrati al reparto di Ostetrica e Ginecologia. Ora la fondatezza delle preoccupazioni espresse ha trovato conferma con la notizia della positività al Covid di tre professionisti che operano all’interno della struttura. «È evidente che se si lavora senza avere a disposizione neppure le tute speciali anti contagio, la possibilità di contrarre il virus è elevata. Anche perché, come abbiamo già denunciato, mancano percorsi dedicati e spazi adeguati per evitare che si incrocino pazienti positive al Covid con pazienti che non lo sono. C’è bisogno di correre ai ripari per evitare che, occupati i pochi posti dedicati, si ritrovino nella stessa stanza di degenza persone già contagiate e altre che non lo sono, perché tutto ciò trasformerebbe un presidio sanitario in un focolaio di diffusione del virus». Per l’esponente di Fratelli d’Italia c’è un’unica soluzione: «Occorre individuare immediatamente  strutture ospedaliere specifiche per garantire l’assistenza adeguata alle pazienti, molto spesso partorienti, che arrivano al Ruggi con sospetta positività al virus. Inoltre, le immagini che stiamo vedendo in tv, con le attese interminabili davanti agli ospedali, cozzano con i numeri diffusi dalla Regione che parlano di posti letto disponibili in numero congruo. È evidente, quindi, che il problema risiede nella carenza del personale medico e infermieristico. Nella prima ondata della pandemia, la scorsa primavera, sono stati richiamati in servizio medici che erano andati in pensione; oggi assistiamo a professionisti che chiedono di poter tornare a lavorare in prima linea ma non ottengono risposta. Ci sono Regioni che stanno “arruolando” i medici specializzandi, così come in varie zone d’Italia i neolaureati in Scienze infermieristiche sono stati subito chiamati a prestare la loro opera. Dinanzi alla situazione in corso, potrebbe essere la risposta per arginare questa emergenza e ad assicurare cure adeguate ai “malcapitati”», conclude la dirigente di FdI. 

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