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Violenza sulle donne, pene troppo leggere: le proposte dei politici salernitani

Si rianima, anche quest'anno, il dibattito in occasione del 25 novembre. Il deputato di Fratelli d'Italia rilancia la proposta di istituire il vecchio "Codice Rocco", l'europarlamentare grillina Adinolfi chiede un intervento dell'UE

Come ogni anno, in occasione del 25 novembre (Giornata contro la Violenza sulle Donne), si rianima il dibattito politico sulle leggi in materia. Politici locali e nazionali esprimono la loro opinione al riguardo. Ma, finora, sembra che poco o nulla sia cambiato sotto il profilo legislativo

Parlano i politici

Rilancia, dall’opposizione, una storica proposta del suo partito il questore della Camera dei Deputati Edmondo Cirielli: “Noi come Fratelli d'Italia - ricorda - abbiamo presentato una proposta di legge che prevede un aumento secco di pena fino ad un massimo di dodici anni, perchè purtroppo dobbiamo tenere conto degli "svuota-carceri", della legge Gozzini, di tutti gli strumenti che sostanzialmente riducono la pena. Torniamo - spiega Cirielli - alle ipotesi dei delitti in materia previsti dal Codice Rocco, che era fatto molto bene, perchè era un codice non ideologico, redatto da grandi giuristi. In esso si distingueva la violenza vera e propria che si compie con la congiunzione carnale che da' chiaramente tutt'altro danno psicologico alla vittima, rispetto agli atti di libidine violenta. Per questi ultimi si conferma la pena attualmente prevista, da 5 a 10 anni, mentre per gli atti di congiunzione carnale si arriva dai 6 ai 12 anni e non si da' la possibilità quindi ai giudici di considerare mai il fatto della congiunzione di tenue gravità. Questo significa passare dalle parole ai fatti".

Sulla questione interviene anche l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Isabella Adinolfi: “L’Italia è uno dei Paesi che ha firmato e ratificato la Convenzione di Istanbul. Sempre In Italia con la legge sul Codice rosso abbiamo fatto un grande passo in avanti ma altri ancora devono esser fatti. L’Europa deve indicare la strada: occorrono maggiori investimenti in educazione perché l’odio e la violenza si combattono con la cultura. Inoltre, chiediamo che Bruxelles contribuisca a finanziare i centri antiviolenza in tutta Europa per dare supporto alle donne vittime di maltrattamenti. I dati dell’ultimo rapporto Eures sono allarmanti: 142 le donne uccise in Italia nel 2018, 94 nei primi 10 mesi del 2019, oltre 14mila le denunce per stalking, 17mila quelle per maltrattamenti in famiglia e questi sono solo i dati ufficiali. Negli altri Paesi dell’Unione la situazione è tristemente la stessa. Le donne vittime di abusi fisici e psicologici sono milioni. Nel 2019 la violenza di genere si manifesta in diverse forme, non solo fisica non solo psicologica, la disparità di genere è anche salariale, pensate che le donne devono lavorare 66 giorni in più per guadagnare come un uomo. Serve dunque più impegno, affinché la Convenzione di Istanbul venga applicata ovunque in Europa perché altrimenti rimangono solo belle parole su un foglio di carta”.

Esprime il suo pensiero al riguardo anche il presidente della Provincia Michele Strianese: “L’Italia non è un Paese per donne. Secondo gli ultimi dati del Rapporto Eures 2019, nei primi dieci mesi del 2019 sono state uccise 94 donne, quasi una ogni tre giorni. Purtroppo la violenza di genere in Italia è in crescita, non solo femminicidi, ma aumentano in maniera preoccupante stalking, violenze sessuali, abusi, maltrattamenti, reati molto spesso commessi in ambito familiare, affettivo o all’interno di una relazione di coppia. Dunque è necessaria una rivoluzione culturale che promuova in ogni ambito relazioni non discriminatorie e rispetto delle differenze di genere”.

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