Curiosità: le tre novelle del Decameron ambientate a Salerno
Forse non tutti sanno che, nel Decameron di Boccaccio, ben 3 delle cento novelle hanno come protagonisti dei salernitani: un mercante di Ravello, un principe salernitano e sua figlia ed un maestro della Scuola medica salernitana
Forse non tutti sanno che, nel Decameron di Boccaccio, ben 3 delle cento novelle hanno come protagonisti dei salernitani.
La storia di Landolfo Rufolo
La prima di queste è narrata nel secondo giorno da Lauretta ed ha come protagonista un ricco mercante di Ravello di nome Landolfo Rufolo. La storia, che secondo le regole dell'opera di Boccaccio, ha come tema centrale il lieto fine, segue le peripezie del mercante di Ravello che, non pago della sua ricchezza, volle viaggiare fino a Cipro per vendere le sue mercanzie. Giunto nell'isola, però, fu vittima di una forte concorrenza e fu costretto a vendere la propria merce sottoprezzo e, per recuperare l'investimento effettuato, anche la sua nave. Acquistata una nuova nave più piccola, Landolfo, si dedicò alla pirateria fin quando venne, però, catturato dalla marina Genovese che lo imprigiona. La nave sul quale fu imprigionato affondò a causa di una forte tempesta ed il mercante di Ravello si salvò aggrappandosi ad una cassa. Salvato da una donna su una spiaggia di Corfù, l'uomo scoprì che la cassa con la quale si era salvato conteneva innumerevoli pietre preziose con le quali ricompensò generosamente la donna, si pagò il viaggio fino alla natia Ravello e visse senza più commerciare il resto della sua vita.
La storia di Tancredi e Ghismunda
La seconda e la terza storia vengono narrate entrambe il quarto giorno. La prima delle due e raccontata da Fiammetta ha come protagonista Tancredi di Salerno e sua figlia Ghismunda ed ha come tema l'Amore infelice. Tancredi, principe di Salerno, era molto geloso di sua figlia Ghismunda tanto da concederla in moglie solo al duca di Capua che, però, morì poco dopo il matrimonio lasciando la bella fanciulla vedova in giovane età. Tancredi, però, non le volle cercare un nuovo marito e Ghismunda, quindi, intraprese una relazione clandestina con Guiscardo, valletto di umili origini del padre. Scoperta per caso la relazione, Tancredi fece imprigionare Guiscardo e chiese spiegazioni alla figlia. Ghismunda difese strenuamente la posizione del giovane amato dichiarando che, anche se di umili origini, Guiscardo possedeva un cuore nobile e che la nobiltà di cuore fosse ben più importante di quella data da un titolo. Adirato Tancredi fece uccidere Guiscardo e fece recapitare, in una coppa, il cuore del giovane alla figlia infedele. Veduto il macabro dono, Ghismunda versò nella coppa del veleno e lo bevve per raggiungere l'amato nella morte. Venuto a spere dell'insano gesto dell a figlia, Tancredi corse per darle parole di conforto, ma arrivò tardi e non riuscì a salvare Ghismunda.
La storia di Mazzeo della Montagna
La terza storia, raccontata da Dioneo, parla, invece, del medico Mazzeo della Montagna. Il protagonista della storia è un grande medico della Scuola medica salernitana che, preso dal suo lavoro e dai suoi impegni, si sposò in tarda età con una giovane salernitana. Sentendosi, però, trascurata, la donna si trovò un amante, Ruggieri d'Aieroli, nobile di stirpe ma conosciuto per la sua condotta poco nobile. Un giorno un infermo venne portato al cospetto di Mazzeo che, dovendolo operare, preparò una bevanda anestetica per farlo addormentare. Chiamato urgentemente ad Amalfi, però, Mazzeo medicò temporanamente la ferita dell'infermo per operarlo il mattino seguente. La moglie di Mazzeo, sapendo della partenza del medico, chiamò Ruggieri per passarci la notte insieme. Lo fece, quindi, nascondere temporaneamente nella stanza dove era stato preparato l'anestetico che il malcapitato bevve scambiandolo per acqua. Ritrovato il corpo addormentato dell'amante, e ritenendolo morto, nascose, insieme ad una serva, il corpo di Ruggieri in un'arca di un falegname vicino. Nella notte, però, al falegname venne rubata l'arca da due usurai. Ruggieri, quindi, si svegliò a casa degli usurai che lo accusarono di furto. Venuta a sapere il fatto, la moglie di Mazzeo, corse per scagionare l'amante e, spiegando la situazione, si scoprì che, in realtà, i ladri fossero i due usurai che vennero arretsati.