"Io discriminata perchè madre, nel 2022": la denuncia del soprano, musicologa e docente Nunzia De Falco
Nunzia De Falco, soprano e musicologa, docente presso il conservatorio “G. Martucci” di Salerno, in un lungo post affidato ai social network, evidenzia le estreme difficoltà quotidiane nel combattere i pregiudizi di chi resta convinto che una madre non possa essere anche una donna in carriera
Nonostante viviamo nel 2022, esistono ancora discriminazioni sessuali in molteplici settori professionali, specie nell'ambito privato. Lo denuncia Nunzia De Falco, soprano e musicologa, docente presso il conservatorio “G. Martucci” di Salerno. La De Falco, in un lungo post affidato ai social network, evidenzia le estreme difficoltà quotidiane nel combattere i pregiudizi di chi resta convinto che una madre non possa essere anche una donna in carriera, alla pari dell'uomo. "Ogni giorno devo combattere con un pregiudizio amaro, che mi causa molta tristezza. - esordisce il soprano salernitano - Siccome ho scelto di diventare madre, vengo esclusa da alcune attività lavorative, perché socialmente relegata al ruolo di madre. Mentre acquisto terreno, intorno a me c’è chi me lo fa perdere. Pensate sia una mia impressione? No, purtroppo non lo è. Ero cosciente di questo, quando ho scelto di diventare madre, ma non ne avrei immaginato una dura e lunga eredità. Mi è stato detto, di nuovo, pochi giorni fa: Io poi, vedendo tutto quello che fai e vedendoti con una bambina, ho pensato Ora ha altri interessi. A quel punto il motore si è acceso. Quando avrei dato modo di pensare questo? Quando, dopo un mese dal parto, ero in prova con Leo Nucci perfettamente in forma fisica e vocale? Quando appena i dottori hanno detto che potevo, ho trascorso molte ore in palestra per riconquistare la mia elasticità? Quando, al 7° mese di gravidanza, ho abbracciato una tabella alimentare così rigida, che consentiva a mia figlia di crescere e a me di dimagrire, per tutelare lei e me da un percentile di crescita elevato? Quando, a 3 mesi dalla nascita di Sofia, ho affrontato un ruolo che richiedeva equilibri vocali diversi rispetto alle mie Traviate, verso una linea verista e, pur portando mia figlia con me in teatro, non ho avuto cedimenti, anzi un plauso collettivo? Quando senza togliere tempo a nessuno, allattavo nelle pause? Quando, per tutto quell’anno, ritornando subito al mio lavoro di docente, non ho chiesto le “ore di allattamento” che mi spettavano di diritto, accettando altri incarichi, accanto a quelli che già avevo? Quando, 5 giorni prima del parto, scrivevo un lungo articolo da consegnare alle stampe?", domanda la De Falco.
La denuncia
"Sono passati circa 3 anni da quando sono dovuta stare ferma a letto per consentire a mia figlia di nascere, a soli 7 mesi dalla morte di mio padre.
È stato l’unico momento in cui mi sono fermata, con la voce, con l’insegnamento e con lo studio musicologico. - continua la salernitana - Ho affrontato una gravidanza durante un periodo di sofferenza profonda, tutelando me e mia figlia nel fisico e nell’emotività. Poi è nata Sofia Vittoria e io ho continuato a studiare, impegnandomi nel teorico e nel pratico, nelle ricerche e nel canto, nel mio impegno didattico e inventando, dal nulla, un’attività di divulgazione sulla filiera musicale senza precedenti. Ho montato nuovi ruoli, fatto ricerca su ambiti nuovi, accettato nuove discipline e incarichi istituzionali differenti, senza mai avere un calo. Eppure, quando mi capita di dovermi assentare, non chiedo mai un congedo parentale. Ma sapete qual è il problema? Non dovrei! Non avrei dovuto impegnarmi 10 volte di più e rinunciare a diritti che mi spettavano solo per non dare l’impressione che, ormai diventata madre, ero fuori da certi giochi. Non avrei mai dovuto sentire questo peso che, costantemente, prende forma nel pensiero e nelle parole altrui, nonostante tutto".
Amara, la conclusione: "Ancora vi chiedete perché le donne aspettano così tanto, prima di fare figli e spesso decidono di non farne?", chiede il soprano nella sua denuncia a mezzo social che ha conquistato innumerevoli like e condivisioni da parte di professioniste costrette, ancora oggi, a fronteggiare difficoltà che, in realtà, nulla hanno a che fare con il loro essere madri. Ma "solo" con il loro essere donne, in una società ancora inquinata, evidentemente, da un latente, pericoloso, seme maschilista.