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#Giffoni50Plus, l'intervista a Matilda Lutz: "Ragazzi, siate grati e non smettete mai di sognare"

Parla Matilda Lutz, protagonista di “The Ring 3”, capitolo della saga horror statunitense iniziata nel 2002 con The Ring, e di “Revenge” film acclamato dalla critica internazionale

Nata da padre fotografo statunitense e madre italiana titolare di un'agenzia di comunicazione, è da sempre stata appassionata di cinema. Matilda Lutz, protagonista di “The Ring 3”, capitolo della saga horror statunitense iniziata nel 2002 con The Ring, e di “Revenge”, film acclamato dalla critica internazionale e presentato in anteprima al Festival di Toronto e in Concorso al Sundance Film Festival, è una donna solare e piena di energia. Ospite di #Giffoni50Plus, ha raccontato ai ragazzi gli esordi della sua carriera, spronandoli a credere nei loro sogni.

Matilda, il claim di Giffoni quest'anno è “un grido di felicità”. Che cos'è per lei la felicità?

La vita, la libertà. Sono spesso felice e in genere la prima cosa che gli altri mi chiedono è come faccio a sorridere sempre. Credo che ci siano tanti buoni motivi per essere grati alla vita e cerco di comunicarlo anche al prossimo. Il principio di base è la gratitudine, se hai quella, hai tutto.

Che consiglio darebbe ai ragazzi che a Giffoni si ritrovano e da Giffoni provano a ripartire dopo un lungo e complesso periodo di restrizioni legate all'emergenza sanitaria?

Dico loro di non smettere mai di sognare, di credere sempre nei loro sogni, di battersi per quello che vogliono fare perché gli ostacoli non esistono.

Ha appena terminato di girare a Parigi il film “Final Cut” diretta dal premio Oscar Michel Hazanavicius al fianco di Romain Duris e Bèrenice Bejo. Cosa può dirci?

In realtà è ancora tutto top secret, però posso dire che sarà bellissimo. E' il remake della commedia horror giapponese Zombie contro Zombie. E' stata un'esperienza molto affascinante.

Lei ha lavorato con registi esordenti e con grandi cast americani. Ci sono differenze?

L'unica differenza è che su set più piccoli alla fine riesci a conoscere tutti, mentre con le grandi produzioni è più difficile. Però è sempre un salto nel vuoto. Non sai mai cosa succederà e come ti troverai, perché siamo tutti diversi dagli altri. Per questo paragono spesso il ruolo del regista a quello di un genitore: come un buon padre o una buona madre deve imparare a relazionarsi con i suoi figli.

Come sceglie i lavori da fare e quelli da non fare?

Prima avevo necessità di conoscere a fondo il mestiere e quindi cercavo di lavorare il più possibile senza pormi troppe domande. Ora ho capito che è fondamentale selezionare in base alla sceneggiatura e alla passione del regista.

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