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"Il turno", il cortometraggio girato a Salerno al festival di Venezia

Il corto è stato girato interamente a Salerno in un appartamento di Via Zara sotto la direzione di due giovani registi salernitani e cioè Chiara Marotta e Loris Nese. 

In arrivo il cortometraggio "Il Turno", direttamente alla finale per il prossimo festival di Venezia. Il mini film sarà proiettato il 9 settembre nella stessa manifestazione. Il corto è stato girato interamente a Salerno in un appartamento di Via Zara sotto la direzione di due giovani registi salernitani e cioè Chiara Marotta e Loris Nese. 

La trama

Anna e Lucia, due ragazze ventenni, una italiana ed una di origine nigeriana, si alternano come badanti della signora Maria, anziana allettata. Anna assiste Maria durante il giorno, mentre a Lucia spetta l’orario notturno: il cambio del turno è l'unico momento in cui le due ragazze si incontrano. In quel breve lasso di tempo, le divergenze tra loro esplodono quotidianamente, in un conflitto per affermare, l'una a scapito dell'altra, la propria posizione nel mondo.

Le note di regia

"Tracciamo storie nate da un’osservazione spontanea, da particolari dinamiche e situazioni quotidiane che sono prima di tutto nostre. L’approccio al lavoro in cui crediamo è dato da un’approfondita ricerca di tipo documentaristico, che ci porta a conoscere a fondo gli ambienti che vogliamo raccontare, instaurando uno stretto legame con le persone che lo abitano, coinvolgendole nella ridefinizione dei personaggi ideati. Per la specificità della situazione raccontata e il legame tra le contingenze storiche e il luogo, la ricerca delle attrici è avvenuta grazie alla collaborazione con associazioni ed enti locali attive nel sociale del territorio salernitano. Durante i casting abbiamo incontrato Racheal Emmanuel, scegliendola per il ruolo ed affiancandola all’attrice Rossella De Mart ino, già presente nei nostri precedenti lavori. Il percorso preparatorio fatto insieme le ha portate a conoscere il tipo di azioni ricorrenti dei loro personaggi, a dosare i movimenti nell’approcciarsi al corpo della terza attrice, Vanda Cirillo Taiani. Ra ggiunta questa consapevolezza, in fase di ripresa abbiamo lasciato lo spazio alle “reali” reazioni, all’imprevisto e, coerentemente, le battute della sceneggiatura hanno rappresentato un canovaccio da rimodellare sui propri modi e atteggiamenti. Nella fase di montaggio di tutti i nostri lavori, lo spirito documentaristico trova un’espressione fondamentale, mettendosi in relazione con il materiale finzionale. È una fase in cui sperimentiamo diverse soluzioni narrative, utilizziamo elementi variegati e rimett iamo tutto il girato in discussione, lavorando affinché emergano le sensazioni dei personaggi. Un processo sperimentato anche nei nostri precedenti film".

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