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In meno di un anno sconfigge Cancro, Covid e si laurea: la nostra intervista alla guerriera di Sarno

Carla Tomeo ha condiviso con Salernotoday la sua storia: un inno alla speranza in tempi bui come quello che stiamo vivendo. Ecco cosa ci ha detto

Non solo la pazienza, ma anche la tenacia è la virtù dei forti. Lo dimostra la storia di Carla Tomeo, 34enne di Sarno, reduce dal cancro e dal Covid e neolaureata, oltre ogni difficoltà. La abbiamo intervistata in quanto, in tempi bui come quelli che stiamo vivendo a causa della pandemia, testimonianze di coraggio come la sua, non possono che giovare a chiunque le apprenda, portando luce e speranza a tutti. Perchè, come sottolineato dalla stessa giovane, "la vita resta un dono prezioso e solo quando rischi di perderla, te ne rendi conto".

Carla, quando è iniziato il calvario che hai affrontato?

Il mio cammino di Santiago, l'ho sempre rinominato cosi, è iniziato lo scorso 22 aprile 2020: mentre stavo studiando ho avuto una colica addominale che mi ha letteralmente salvato la vita. 

Quali sono stati i momenti più difficili da superare e quale il momento in cui ti sei sentita perduta?

Il momento più difficile da superare è stato il momento in cui mi è stato diagnosticato il Cancro: l'ho scoperto il 5 agosto, dopo l'intervento. Erano le 17:30, il medico che mi aveva operata, venne in camera, ero da sola quando pronunciò quella parola, anzi non la pronunciò nemmeno... Ricordo esattamente mi disse: Carla,volevo dirti che non era una patologia borderline, ma era già più. Li capii tutto, mi si gelò il sangue: stetti per qualche minuto in silenzio e non versai nemmeno una lacrima. Poi le dissi: Dottoressa va bene, io voglio vivere, sono troppo giovane per morire, sono troppo giovane per perdermi le bellezze della vita. Lei andò via e in quel momento desideravo solo stringere le braccia di mia madre. Il momento peggiore per me, quello che non dimenticherò mai è stato quando il 22 novembre ero quasi calva. Non riuscivo a guardarmi nemmeno allo specchio, vedevo un mostro: ecco, lì ho preso consapevolezza della malattia, ho pianto tantissimo, fino a singhiozzare. Mi guardavo e non mi riconoscevo e nonostante le persone intorno a me continuassero a ripetermi "i capelli ricresceranno", io non volevo sentire, nè vedere nessuno, perchè avevo bisogno del mio tempo, avevo bisogno di entrare in intimità con quella nuova me a piccoli passi, in punta di piedi, senza affrettareneces sariamente una mia reazione. Dovevo imparare a camminare di nuovo, da sola, senza l'aiuto di nessuno, altrimenti non ce l'avrei mai fatta. Così, piano piano, ho iniziato a ritrovare me stessa.

Dove hai tratto la forza per combattere?

La forza della vita l'ho trovata negli occhi dei miei nipotini: quando li guardavo mi dicevo che non potevo permettere che loro diventassero grandi senza di me, senza la mia presenza, senza il mio amore. E così i loro sorrisi, la loro anima pura ha riacceso dentro di me la fiamma della vita. La forza l'ho tratta dai miei genitori, negli occhi disperati di mamma e di papà che mi chiedevano di vivere per me e per loro. E nei miei fratelli e nelle mie sorelle che mi hanno presa davvero per mano e non mi hanno più lasciata da quel giorno.

Cosa hai provato nel constatare che ce l'avresti potuta fare?

Ho capito che avrei vinto io quando, in questo anno davvero terribile, si sono susseguiti tanti miracoli, ma davvero tanti. Qualcuno mi ha chiesto come facessi a credere ancora in Dio. Io ho sempre risposto a tutti che non è colpa di Dio se mi sono ammalata, anzi io nelle preghiere ho trovato il mio conforto, ho trovato la pace alle mie pene e alla mia anima sofferente. E allora mi sono detta che non dovevo morire, non era ancora il mio momento, avevo ancora tutto da realizzare e cosi mi sono rimboccata le maniche e il 16 marzo 2021 mi sono laureata. I giorni piu belli della mia vita sono stati l'8 marzo in quanto ho terminato le terapie e il 16 marzo, il giorno della mia laurea. Avevo bisogno di laurearmi adesso per trovare un imput per ricominciare a vivere.

Hai superato anche il Covid, giusto?

Sì, sono risultata positiva il 10 novembre e mi sono negativizzata l'8 dicembre. Ho avuto qualche giorno di febbre. Ma anche lì un miracolo: la cura per la chemio che comprende anche il cortisone, mi ha coperta e ha evitato che la situazione degenerasse

Qual è stato il momento di gioia più grande e cosa hai imparato da questa duplice sfida vinta? Cosa diresti, infine, a chi ora si trova in un momento difficile come era il tuo?

La malattia mi ha insegnato che la vita non ti aspetta, che all'improvviso tutto può succedere nel bene e nel male, quindi il tempo non va realmente sprecato, anzi va impiegato nel migliore dei modi. Io ero stanca di aspettare il momento giusto per laurearmi, così il momento giusto l'ho creato io, un po' stanca, un po' affaticata, ma dopo 8 giorni dall'ultima terapia, ho coronato il mio sogno che, ormai sono certa, sarà l'inizio della mia nuova vita. Vorrei invitare tutte le persone che, per qualsiasi motivo stanno attraversando la loro tempesta a non abbattersi mai, a trovare un senso, a porsi un obiettivo da perseguire, affinchè il cammino verso la guarigione possa essere più vicino, più di quanto si pensi. La vita è un dono prezioso e solo quando rischi di perderla, te ne rendi conto.

 

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