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"Il Covid ci arrostisce a fuoco lento": i disagi delle bracerie, i bar con pochi dipendenti

La ristorazione è uno dei settori più colpiti dalle restrizioni e chiusure disposte dal governo, nel tentativo di allentare la morsa dei contagi. I titolari di bracerie restano aperti a pranzo "ma non molliamo i collaboratori, la nostra famiglia". Intrigo cassa integrazione per i bar

Macellerie, bracerie, gastronomie, cibo e ricette, l'arte che finisce nel piatto, anzi finiva: tanti locali a Salerno hanno dovuto stravolgere la propria pianta organica, insieme alle abitudini dei clienti. C'è chi ha dovuto operare dolorosi tagli dei dipendenti e chi, invece, stoicamente resiste. Al tempo del Covid e del "fuori tutti alle 18", l'ultimo appiglio è il pranzo da valorizzare. L'asporto per molte bracerie è inimmaginabile. Stesso discorso per le attività di ristorazione: "Non siamo pizzeria - rispondono - non possiamo mettere la carne e gli spaghetti e vongole nel cartone".

La crisi

Donato Bernardo, titolare della rinomata braceria in via San Leonardo, a Salerno, ha deciso di non partecipare al flash mob (luci accese nei locali della movida, fino alle ore 22), in programma oggi in città. "Non condivido la protesta soft - dice - la protesta per me doveva essere svolta con i clienti seduti al tavolo. Sono uno dei pochi a pensarla in questo modo, anzi ero uno dei tanti però poi tutti si sono tirati indietro. Per questo motivo, ho deciso di non aderire e abbasserò la saracinesca, preparandomi al pranzo del giorno successivo". Al tempo del Covid e delle restrizioni, infatti, la nuova frontiera è il pranzo, anzi "l'ultima ciambella di salvataggio ma che ci consente di tirare avanti per poco tempo - dice il ristoratore - Non possiamo immaginare di reggere la fatica di un'attività imprenditoriale e di pagare puntalmente il nostro affitto lavorando a scartamento ridotto, solo per mezza giornata". Il pensiero va ai dipendenti: "Loro sono la mia seconda famiglia - dice Donato Bernardo - abbiamo fatto tante battaglie insieme e adesso resto al loro fianco. Non mando a casa nessuno. Stringiamo tutti la cinghia e andiamo avanti, tra mille difficoltà. Ribadisco di non aver ricevuto un euro dallo Stato".

I bar e il paradosso

In questa fase di incertezza, molti titolari di bar cittadini hanno fatto ricorso alla cassa integrazione per i propri dipendenti. Era stata richiesta dopo la drastica riduzione degli incassi, conseguenza a propria volta delle chiusure. "Adesso - raccontano - stiamo di nuovo lavorando, c'è un timido risveglio. Nello stesso tempo, non sappiamo quale sarà il nuovo scenario, non abbiamo certezza di poter restare aperti per sempre. Senza certezze, non possiamo richiamare i nostri dipendenti: se infatti si procedesse ad intermittenza, prima la nuova apertura e poi la nuova chiusura, non potremmo beneficiare della seconda cassa integrazione". Le piccole attività, quindi, soprattutto quelle familiari, stringono i denti e stanno facendo fronte da sole, senza i propri dipendenti, alla maggiore affluenza di clientela".

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