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Post Covid/ Università, la didattica a distanza ed i nuovi spazi della socialità

Il ritorno alla normalità, il recupero della socialità e della didattica in presenza dovranno tenere conto necessariamente di due condizioni: "ripensare" agli spazi, insegnare ed imparare in sicurezza

C'è una fase-2 anche per l'Università degli Studi di Salerno: il ritorno alla normalità, il recupero della socialità e della didattica in presenza dovranno tenere conto necessariamente di due condizioni: "ripensare" agli spazi, insegnare ed imparare in sicurezza. Il professore Virgilio D'Antonio, docente di Diritto Comparato, direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e della Comunicazione, delegato alla mobilità internazionale dell'Ateneo, definisce il campus adesso "uno splendido deserto". E' un giardino fiorito, è un'esplosione di primavera ma il Covid lo ha spopolato: "C'erano migliaia di persone fino al lockdown - dice il professore - adesso una settantina, a giorni alterni, tra personale amministrativo, docenti, personale di laboratorio". L'auspicio è che si possa ritornare alla normalità, anzi alla nuova quotidianità, cioè diversa "nel prossimo semestre, ma dipenderà dalla curva del contagio, da cosa accadrà tra settembre ed ottobre". Speranza e realismo accompagnano il professore Paolo Diana, docente di Metodologia e Tecnica della Ricerca Sociale, delegato al Placement per l'area umanistica.

Il privato che diventa pubblico

L'emergenza sanitaria e la necessità di mettere in campo contromisure per ridurre il rischio del contagio hanno spinto tutti a "reinventarsi", affidandosi alla "amica tecnologia", creando nuovi, rapporti, nuove frontiere, nuovi mondi e spazi. D'Antonio parla di "patrimonio di competenze delle quali dover comunque fare tesoro, una specie di lascito di questa didattica a distanza. All'improvviso s'è rovesciata la prospettiva: aspetti privatissimi - pezzi di casa e di vita quotidiana degli studenti e dei docenti - sono entrati in contatto, durante le lezioni a distanza, gli esami e le sedute di laurea. Il privato è diventato pubblico e viceversa". Diana, da sociologo, riflette su questa "nuova forma mista - di presenza e distanza - che può essere un arricchimento, se riletto come patrimonio di esperienze". Immagina anche "una nuova fase nella quale le grandi disponibilità di spazi, cioè prati, boschi, orti botanici, possano aiutare a ripensare ad una didattica che, nel rispetto delle regole e del distanziamento sociale, valorizzi e attribuisca una nuova funzione di aula all'aperto al contesto. Prima ci sembrava tutto normale e sullo sfondo: scenario e cornice, paesaggio e contorno. Adesso non più: lo spazio ampio a disposizione potrebbe facilitare la ripartenza".

La prudenza ed i tirocini

La premessa è d'obbligo: il virus è ancora in circolazione, quindi non è possibile fare alcuna previsione sulla data di ripartenza faccia a faccia, studente-docente. "La seconda considerazione- aggiunge il professore Diana - è che la modalità di trasporto utilizzata per raggiungere il nostro campus è quasi tutta su gomma. Ciò lo rende ancora vulnerabile. Nello stesso tempo, siamo sollevati e rincuorati perché, grazie alla macchina organizzativa che si è subito messa in moto coordinata dal Rettore al quale siamo grati, tutto si è incanalato, dopo una settimana siamo stati già in grado di coprire il 98% dei corsi del semestre, nessuna delle 40mila persone che girano intorno alla nostra Università è stata contagiata o è rimasta isolata. Abbiamo garantito la prosecuzione dei tirocini curriculari presso aziende ed Enti Pubblici, attraverso lo smartworking. Sono nate iniziative con Manpower e Samsung per svolgere a distanza seminari per il rafforzamento delle competenze trasversali. Anche on line l'università non si è fermata: non abbiamo interrotto il rapporto con i nostri studenti. Microsoft Teams ci ha supportato, nel mio caso talvolta anche Google Classroom".

La cultura dell'accoglienza

"Il messaggio dato come Ateneo e comunità accademico è stato e sarà sempre di dinamismo, sostegno. Nessuno è stato lasciato indietro -  commenta il professore Virgilio D'Antonio - e quando si sono verificate problematiche di divario digitale, siamo intervenuti con la concessione in comodato gratuito di tablet. Ne sono stati consegnati 40 e altri potrebbero essere concessi nelle prossime settimane. La didattica a distanza si è svolta e viene svolta utilizzando come piattaforma Microsoft Teams. Vogliamo ritornare ad accogliere ma dobbiamo farlo in sicurezza. Il campus è una città e la città è fatta di logistica, trasporti di servizi". Accogliere significa anche aiutare, rasserenare. "L'Università degli Studi di Salerno è frequentata da circa 2000 studenti stranieri, tra quelli che partono e quelli che arrivano - prosegue il direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e della Comunicazione -  anche ragazzi provenienti da Argentina, Vietnam, Pakistan e Colombia scelgono la nostra sede per studiare. Nel periodo del lockdown, sono rimasti tutti bloccati nelle residenze universitarie. Abbiamo mostrato la nostra profonda vicinanza garantendo loro i servizi essenziali ma anche attivando un servizio di counseling psicologico. Contatti giornalieri con le loro famiglie e con le loro Università di provenienza".

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