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Scafati ospita Verona per la finale scudetto. Il doppio ex Lauwers: «Longobardi odia perdere»

La guardia tiratrice di doppia nazionalità belga ed italiana ha festeggiato nel 2006 la prima storica promozione in serie A del club gialloblù

Dopo aver festeggiato la promozione in serie A 16 anni dopo la prima volta, non è ancora tempo di vacanze per Scafati, che domani sera alle ore 20:45 ospiterà al PalaMangano la Scaligera Verona per la finale scudetto di A2. Un trofeo che forse non varrà quanto la promozione in sè, ma che comunque è utile per rimpinguare il palmares e chiudere in bellezza, davanti al proprio pubblico, una stagione fantastica. Sarà una gara secca, con Scafati che si è conquistata il fattore campo in virtù del primo posto nel proprio girone. Raggruppamento nel quale Verona è arrivata proprio alle spalle dei gialloblù. In virtù di ciò, le due compagini non si affronteranno di certo per la prima volta. Infatti, durante il campionato gli uomini di coach Alessandro Rossi si sono imposti con un largo punteggio nel match casalingo, mentre hanno perso in terra scaligera di solo cinque lunghezze dopo un incontro nel quale sembrava potessero vincere.

C’è un ex giocatore che ha indossato entrambe le casacche, ovvero quel Doum Lauwers che proprio nel 2006 festeggiò la prima storica promozione di Scafati in massima serie. Guardia tiratrice con doppia nazionalità belga e italiana, che ha avuto medie vicine al 40% da tre punti in carriera, è arrivato in Italia per la prima volta nel 2004 a Teramo. Da lì in poi tante piazze hanno potuto ammirare il suo talento, prima del ritiro avvenuto nel 2017.

Doum la prima volta eri in campo per Scafati, ci racconti la tua esperienza?

«16 anni dopo vedo che l’affetto e il tifo verso la squadra sono praticamente uguali, e questo mi rende entusiasta. Conosco molto bene il patron Nello Longobardi, e so che a lui non piace perdere. Per questo ogni anno costruisce squadre sempre competitive. Eppure, quest’anno nonostante Scafati fosse forte c’erano delle squadre ancora più forti, più ambiziose, che partivano con i favori del pronostico come Udine e Cantù. Ma sono stati bravi ed hanno conquistato con merito questa promozione forse un po' inaspettata, ma che ha reso felice un’intera città che mi ha dato tanto nei tre anni in cui ho giocato lì».

Mentre invece a Verona hai avuto un’esperienza breve ma intensa?

«Quella è stata decisamente un’esperienza diversa rispetto a Scafati. Arrivai a stagione in corso (2013) e nonostante la squadra fosse stata costruita per provare a salire di categoria si ritrovava molto giù in classifica. Abbiamo però centrato un bel filetto di vittorie e questo ci ha permesso di andare ai playoff, eliminati purtroppo al primo turno. Ma sono contento anche per loro perché dopo anni nei quali c’hanno provato, finalmente sono riusciti ad essere promossi. La Scaligera è una società seria che lavora molto bene, e anch’essa si è meritata questo traguardo».

In Campania ti sei ritagliato un bel pezzo della tua carriera dato che hai giocato anche ad Avellino (2009-2012)?

«Assolutamente sì, e per me tutte quelle zone sono rimaste nel cuore. Senza ipocrisia, seguo tutte le squadre nelle quali ho giocato e faccio il tifo per loro affinché possano competere e vincere ai più alti livelli possibili. Mi è dispiaciuto quando Avellino è fallita, e so bene che in città è molto seguito anche il calcio che ha militato in categorie importanti. Ma quando si parla della città in giro per l’Italia, credo che chiunque pensi immediatamente alla Scandone. E mi auguro che quanto prima possa ritornare dove merita».

Se continui a seguire tutte le tue ex squadre, di sicuro starai vedendo la Virtus Bologna impegnata nella finale scudetto?

«Certo che sì, e naturalmente faccio il tifo per loro. Ma in generale, posso dire che queste finali sono davvero bellissime, di un livello incredibile. E questo fa bene a tutto il movimento. Alzare la competitività rende anche gli avversari migliori, e da spettatore esterno, visto che ne deve vincere solo una, dico che vinca la miglior squadra. Ma la Virtus sarà sempre la mia più grande occasione in carriera, anche se con qualche rammarico. Giocavo a Scafati e stavo avendo cifre molto interessanti, e già durante il campionato (2007-08) mi avevano cercato sia Milano che le due formazioni di Bologna. Terminata la stagione accettai l’offerta della Virtus a quella dell’Olimpia, ma fu una scelta di cuore. Per me la Virtus rappresentava Danilovic, Rigaudeau, Ginobili, ma se guardiamo alla decisione da un punto di vista tecnico forse mi trovavo al posto giusto nel momento sbagliato, perché eravamo tanti giocatori con le stesse caratteristiche. Ma va bene così, perché credo che ancora oggi rifarei la stessa scelta».

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