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Un colpo al cuore: 27 anni fa moriva Agostino Di Bartolomei, capitano e leggenda del calcio

Il campione alzò la mano: non lo fece per rispondere al coro della curva ma per dire addio alla vita, nella sua villa di San Marco di Castellabate. Sparò diritto al cuore e scelse una data simbolo: 30 maggio, quella dei maledetti calci di rigore nella finale di Coppa dei Campioni, contro il Liverpool

Era solo, umano, prigioniero dei ricordi: Agostino Di Bartolemei, capitano della Roma e condottiero della Salernitana che aveva scelto non per svernare negli ultimi anni della sua luminosa carriera ma per far sbocciare e riportare in B dopo 5 lustri di purgatorio, alzò la mano per scrivere una lettera di congedo e l'alzò di nuovo per fare fuoco. Il 30 maggio 1994, a San Marco di Castellabate, non c'erano più i cori della curva ma i fantasmi del passato, la sequenza dei calci di rigore falliti contro il Liverpool, nella finale di Coppa die Campioni disputata e persa allo stadio Olimpico.

Gli incroci del cuore

"Ago" scelse accuratamente la data, come farebbe un calciatore dei giorni nostri con le scarpette, con il taglio dei capelli. Lui no: era l'antidivo, era schivo e prima di parlare (poco, misurato) si schiariva la voce con un colpetto di tosse. Scele la data per farla finita e per dire addio alla vita e al calcio che gli aveva dato gloria ma che se n'era pure dimenticato, facendolo sprofondare in un anonimato per lui insopportabile. Le intitolazioni a Trigoria e gli striscioni sarebbero arrivati dopo, molto dopo. Quel maledetto 30 maggio, Di Bartolomei alzò la mano e decise di premere il grilletto della Smith & Wesson 38 Special che aveva acquistato negli anni '70, perché credeva che in quel avrebbe messo al sicuro la sua famiglia, la moglie Marisa, i figli, in particolare Luca. "Diritto al cuore" oggi è un libro. Diritto al cuore fu l'ultima "bomba" di Agostino, l'eroe di Brindisi, nella partita decisiva per portare in Serie B la Salernitana, ma anche l'eroe di Caserta, autore di due calci di rigore calciati forti e imparabili, a modo suo. I tifosi della Salernitana non lo hanno mai dimenticato né possono farlo i cilentani, gli abitanti di San Marco dove aveva deciso di fissare il proprio buen retiro, aspettando i pescherecci. Oggi la Salernitana è in Serie A, grazie a Castori ed ai castorizzati ma lo slancio e le speranze di un radioso futuro si legano a filo doppio con i sospiri del passato, affinché sia luce e guida. Lo striscione da srotolare allo stadio Olimpico, il suo tempio, è già pronto: "Semplicemente... guidaci ancora Ago!".

Il messaggio del Direttivo Salerno: 

"Ci sono vite che capitano e vite da capitano..."E' stato un onore. Motivo di orgoglio. Un autentico privilegio. GUIDACI ANCORA AGO!!!!!"

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