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Cronaca Agropoli

Ad Agropoli i "rom organizzati come un clan di camorra"

Lo dice il Riesame di Salerno, che giovedì scorso ha valutato l'impianto probatorio dell'inchiesta "Faro", che il mese scorso portò agli arresti all'interno del gruppo criminale Marotta-Cesarulo-Dolce

Ad Agropoli c'era un clan. Ed era quello dei rom. Lo dice il Riesame di Salerno, che giovedì scorso ha valutato l'impianto probatorio dell'inchiesta "Faro", che il mese scorso portò agli arresti all'interno del gruppo criminale Marotta-Cesarulo-Dolce, dedito ai furti nelle gioiellerie.

L'aggravante

L’aggravante del metodo mafioso, con il vincolo associativo a caratterizzare le accuse nei confronti degli indagati, ben si traduce nella capacità intimidatoria che il gruppo avrebbe assunto verso rappresentanti delle istituzioni, come nel caso del raid nell’ufficio del sindaco Adamo Cappola e del responsabile di cantiere della società incaricata del servizio di raccolta dei rifiuti. 

L'inchiesta

Una holding familiare del crimine. “Non teneva Agropoli sotto scacco ma di sicuro si era insediata ad Agropoli, penetrando nel territorio“. Furono queste le parole del procuratore vicario Luca Masini, quando illustrò i dettagli del blitz. “Utilizzavano una società ed effettuavano operazioni home banking su conti correnti finalizzati al recupero di denaro". Tra gli interessi del gruppo il sistema di raccolta dei rifiuti del Comune di Agropoli e dei comuni limitrofi. Le intimidazioni erano finalizzate ad ottenere assunzioni di familiari oppure turni di servizio non gravosi per i familiari già assunti. Le minacce erano rivolte anche ai militari della Compagnia dei Carabinieri di Agropoli, affinchè allentassero o diminuissero i controlli. Uno dei soggetti coinvolti così si rivolgeva ad un carabiniere, dopo una convoazione in tribunale: Siete sempre voi a scrivere, vedete che la vita è breve, si muore... vedete di fare il bravo”. E ancora, rivolgendosi ad un altro sottuficiale: “Sei sempre tu e quell'altro a scrivere su di noi. Smettetela, perchè qualche mio familiare potrebbe arrabbiarsi e reagire”. Le minacce al sindaco giunsero lo scorso luglio. Il gruppo si recò dal primo cittadino senza appuntamento, scardinando la porta dell'anticamera della stanza, pretendendo di essere ricevuto. Al sindaco fu chiesto conto dei provvedimenti di confisca e di sfratto di alcune opere abusive. L'operazione fu coordinata dal Sostituto Procuratore Marco Colamonici. L'organizzazione criminale faceva capo a due famiglie storiche di Agropoli, i Marotta ed i Cesarulo. Al centro dell’inchiesta le attività criminali di soggetti appartenenti ad una comunità rom che, da numerosi anni, viveva ad Agropoli. L’indagine documentò come il gruppo fosse specializzato nel mettere in atto furti ai danni di gioiellerie situate su tutto il territorio nazionale, oltre che all’interno di autovetture, con l'uso indebito anche di carte di credito rubate. Furono 11 le persone finite in carcere, 7 ai domiciliari, 3 gli obblighi di dimora e 4 quelli di firma alla polizia giudiziaria.

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