Soldi da ripulire per il clan, quattro condanne definitive
La Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi dei quattro, per una storia che risale al 2020, a Cava
Quattro condanne definitive per una frode informatica, di circa 24mila euro, proventi a loro volta di una truffa. La Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi dei quattro, per una storia che risale al 2020, a Cava. Le penne vanno dai 4 ai 2 anni. Quei soldi - secondo le accuse dell'Antimafia - erano di proprietà di esponenti di un clan di Napoli.
L'inchiesta
L’indagine riguardava il passaggio dei soldi, provento a loro volta di una truffa, poi trasferiti su altro conto intestato ad una commerciante di Cava. La donna fu costretta, in sostanza, a "ripulire" del denaro attraverso una serie di operazioni. Cosa che non andò in porto. La negoziante avrebbe ricevuto un compenso di 15% dall’operazione. Nell'indagine, tuttavia, si raccontò di come la vittima fu poi aggredita e minacciata, successivamente, per "aver bloccato" l'operazione. La titolare, per il tramite di una sua conoscente, fu coinvolta a convogliare mediante bonifico su un conto corrente estero riconducibile ad uno degli imputati, la somma, liquidità cedutale attraverso pagamenti a mezzo Pos con carte di credito Superflash. La banca bloccò tutta l'operazione, spingendo il gruppo a tormentare, minacciare la vittima, affinchè restituisse i soldi.