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Cronaca Fratte Calcedonia / Via dei Greci

Fonderie Pisano, scatta la mobilità per i 120 lavoratori: l'amarezza della proprietà

Mario Pisano rivela: "La decisione è esclusivamente motivata dalla disdetta delle più importanti commesse ricadenti nel portafoglio clienti e dal permanere dello stato di fermo dell'impianto di produzione"

Il Consiglio di Amministrazione delle “Fonderie Pisano & C.SpA”, riunitosi nei giorni scorsi negli uffici dello stabilimento di Fratte, ha deliberato l’avvio della procedura di messa in mobilità di tutti i lavoratori. La decisione è esclusivamente motivata dalla disdetta - preannunciata per le vie brevi ed in itinere dal punto di vista formale - delle più importanti commesse ricadenti nel portafoglio clienti e dal permanere dello stato di fermo dell’impianto di produzione senza alcuna ipotesi temporale di eventuale/condizionata riapertura. Lo annuncia il presidente del CdA dell’azienda Mario Pisano, che ricorda: “Dall’inizio di quest’anno, a cominciare dal mese di febbraio,  la fonderia ha potuto produrre (su un totale di trentaquattro settimane, compresa quella che inizia oggi) solo per la metà delle giornate lavorative previste dal calendario. Gli impianti sono stati, infatti, fermi per tre settimane tra febbraio e marzo; per cinque settimane tra maggio e giugno; per quattro settimane a luglio e per tre settimane, fino a questo momento, nel mese di settembre, mentre inizia la quarta”. Di conseguenza - aggiunge – “la produzione a singhiozzo ha generato la sfiducia dei nostri clienti, inducendoli a ricercare altri fornitori in grado di assicurare una più regolare continuità nelle consegne”.  Poi ci tiene ad evidenziare che “in questi periodi di prolungato fermo tutti i dipendenti sono stati sempre pagati dall’azienda anche in assenza della loro partecipazione al ciclo produttivo. Infatti nelle condizioni attuali – fermo amministrativo/sequestro giudiziario – non è possibile ricorrere alla cassa integrazione guadagni, ma solo alla mobilità”.

La situazione finanziaria dell’azienda e l’impossibilità di acquisire nuove commesse, non avendo certezza di una futura ripresa produttiva, non permettono più all’azienda di continuare a riconoscere lo stipendio mensile ai propri addetti in assenza di produzione. Per tali motivazioni è stata inviata una comunicazione ufficiale alle organizzazioni sindacali con la quale si richiede un incontro per discutere sulle modalità e sui tempi della messa in mobilità di tutti i dipendenti. “E’ una giornata molto triste –  afferma ancora Pisano – che giunge al termine di un percorso travagliato e complesso. Purtroppo, la tempistica degli accertamenti e delle decisioni degli organi inquirenti – ai quali si ribadisce anche in questa occasione il massimo rispetto e la più ampia disponibilità ad ogni forma di collaborazione – non può consentirci l’ulteriore prolungamento di una grave crisi oltre che produttiva, a questo punto, anche finanziaria. Il nostro auspicio è che la azienda riesca ancora a rimanere sul mercato, ma ciò prevede che si possa in tempi rapidissimi trovare una strada praticabile –  sottolinea l’imprenditore salernitano  – che contempli la duplice esigenza di mantenere in vita, anche in forma ridotta, il ciclo produttivo nello stabilimento di Fratte e, nello stesso tempo, accelerare ed accompagnare il percorso di delocalizzazione che abbiamo provveduto nuovamente a rendere possibile con la sottoscrizione di un atto di compravendita di un suolo in area industriale nella provincia di Salerno”.

Infine un’amara conclusione: “E' opportuno ricordare che siamo stati lasciati da soli senza alcuna voce a difesa del nostro lavoro imprenditoriale, esposti a critiche ingiustificate e strumentali che hanno avuto il solo effetto di rallentare, se non inopinatamente bloccare, ogni tentativo di avviare il progetto di insediamento della nostra attività in un’area considerata più idonea. E solo per memoria collettiva, va detto che già qualche anno addietro avevamo provveduto all’acquisto di un altro suolo dove delocalizzare l’impianto produttivo e presentato un progetto realizzativo, senza ottenere le autorizzazioni/prescrizioni per poterlo concretamente avviare”.

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