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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Pagani

Scomparso da otto anni da una struttura: 4 condanne per il mistero di Gaetano Sessa

La condanna di primo grado riguarda il direttore amministrativo della struttura e il direttore sanitario, entrambi con una pena di un anno e sei mesi, con 12 mesi di condanna pure per due operatori

Sono stati condannati in quattro per la scomparsa del paganese Gaetano Sessa dall’istituto psicopedagogico “Ada Ceschin dei padri Trinitari” di Venosa. Il 43enne, affidato dai familiari alla struttura per un ritardo mentale con psicosi reattiva, si allontanò dall’istituto facendo perdere le sue tracce per via delle condotte omissive contestate, ora riconosciute dal giudice del Tribunale di Potenza. La condanna di primo grado riguarda il direttore amministrativo della struttura e il direttore sanitario, entrambi con una pena di un anno e sei mesi, con 12 mesi di condanna pure per due operatori. Infine, per il quinto imputato, il coordinatore del centro di assistenza, G.A.P. è stata decisa l’assoluzione,

La storia

La vicenda è arrivata alla sentenza di primo grado dopo sette anni di processo, con la scomparsa di Sessa al centro di ricerche infruttuose, a partire dal 5 luglio 2013. Il caso finì anche a “Chi l’ha visto?”. Il 43enne di Pagani era stato ricoverato nel centro di riabilitazione per disabili a Venosa. Il deficit mentale, del tipo «psicosi da innesto», lo aveva condotto alle terapie e all’assistenza. A Pagani aveva lavorato come netturbino, prima di essere trasferito per la riabilitazione il 29 maggio 2013. I quattro condannati sono tutti accusati in concorso di non aver predisposto adeguate misure di sicurezza per la gestione dei pazienti, attuando così condotte omissive. Sessa fu visto l’ultima volta sul portone d’ingresso, mentre fumava una sigaretta, alle 20.30 del 5 luglio 2013, mentre dieci minuti prima, secondo le ricostruzioni, un dipendente che doveva avviare il suo turno rimase bloccato per un problema alla macchina, segnalando ad un collega il problema e quindi il controllo del paziente. In breve partirono le ricerche, ma ogni tentativo finì nel nulla, nonostante il lavoro coordinato di carabinieri e vigili del fuoco, con sopralluoghi nelle zone circostanti. La famiglia andò sul posto dopo poco, con la successiva denuncia presentata alla procura: le ipotizzate gravi responsabilità sulla scomparsa, con i mancati protocolli di sicurezza e di assistenza ai pazienti, sono state riconosciute ora in sede giudiziaria con la sentenza di primo grado. In quel frangente furono svolte ricerche con i cani molecolari, per il ritrovamento dei cadaveri, con impiego di sistemi di geo-radar. 

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