Scafati, Aliberti commenta la sentenza della Cassazione: "Sono felice, la verità nelle carte del processo"
L'ex sindaco si sfoga sulla sua pagina Facebook e attacca i due avversari: "Non provo alcun odio nei confronti dei mercenari, di quanti hanno raccontato bugie,di quanti si erano organizzarti per festeggiare il mio arresto: solo pietà umana"
Tira un sospiro di sollievo Pasquale Aliberti. La Cassazione ha deciso di rinviare al tribunale del Riesame la verifica delle esigenze cautelari richieste dalla Procura di Salerno: i giudici, infatti, hanno accolto parzialmente la richiesta del Procuratore Generale mettendo nero su bianco delle prescrizioni che i giudici salernitani dovranno approfondire nei prossimi giorni. Con Aliberti rischiavano di finire dietro le sbarre anche il fratello Nello Maurizio e i due pregiudicati Luigi e Gennaro Ridosso. L’inchiesta – ricordiamo – è quella avviata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e che ha portato il Comune di Scafati allo scioglimento per infiltrazioni camorristiche.
Appresa la notizia della sentenza, l’ex sindaco di Scafati si sfoga su Facebook: “Una grande gioia dopo mesi di grande sofferenza sul piano umano. Gioisco per la mia famiglia e per gli amici che in queste ore mi hanno dimostrato vicinanza, amore e una grande sensibilità. Ringrazio la magistratura, i miei avvocati: D'Amaro, Arico' e De Caro. Un abbraccio forte alla mia gente, il mio popolo, a chi in questi anni mi ha sostenuto con passione ed energia. Non provo, invece, alcun odio nei confronti dei mercenari, di quanti hanno raccontato bugie, di quanti hanno provato a distruggere prima l'uomo e poi il politico, di quanti si erano organizzarti per festeggiare il mio arresto: solo pietà umana per la loro impotenza e violenza”. Poi rivela: “È vero, ho pianto, ho sentito la carne bruciare, ho passato notti insonni ma sempre, con dignità, ho conservato la serenità della verità che è nelle carte del processo. Vi voglio un bene infinito. Ho bisogno di abbracciare ognuno di voi, prima possibile. Scafati mi manca da morire”.