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Martedì, 30 Aprile 2024
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“La Passione” con l’Ensemble di strumenti antichi “Corrispondenze Armoniche”: la diretta sul web

Sulle pagine social Facebook e YouTube dell’Orchestra Filarmonica Campana sarà trasmesso in streaming il concerto

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di SalernoToday

Domenica 16 Ottobre alle ore 17.00 sulle pagine social Facebook e YouTube dell’Orchestra Filarmonica Campana sarà trasmesso in streaming il concerto “La Passione” con l’Ensemble di strumenti antichi “Corrispondenze Armoniche” diretto da Giulio Marazia e con la partecipazione solistica delle voci soliste, Silia Valente (soprano), Marco Miglietta (tenore) e Rosario Grauso (baritono). L’evento, trasmesso dalla chiesa S. Giovanni e S. Alfonso di Marianella di Napoli, rientra nel progetto “Civiltà Musicali del 700’ Napoletano” promosso dall’Associazione Filarmonica Campana nell’ambito del cartellone “Affabulazione – Eventi e Rassegne nella Napoli policentrica” finanziato dal Comune di Napoli e dalla Direzione Generale dello Spettacolo del Ministero della Cultura. Il programma prevede l’esecuzione del Duetto tra l’Anima e Gesù Cristo per soprano, tenore, archi e basso continuo di S. Alfonso Maria De’ Liguori e la Cantata morale sopra la Passione di Nostro Signore “S. Fede e Peccatore” per soprano, baritono, archi e basso continuo di Leonardo Vinci. 

Alfonso M. de Liguori rappresenta nella storia della musica l’unico Santo che ha trattato la composizione musicale in stile popolare e dotto. Per quanto concerne la produzione dotta, egli ha il merito di aver stimolato l’indagine musicologica alla riscoperta di una forma musicale che, come araba fenice, tutti citano, ma quasi nessuno conosce: la cantata sacra o morale italiana. Il suo Canto della Passione, più comunemente conosciuto come Duetto tra l’Anima e Gesù Cristo ha stimolato musicologi come Magda Marx-Weber ad indagare sui suoi modelli. Per quanto concerne la produzione popolare, egli si è imposto come autore di un discreto corpus di laude scritte per l’edificazione e l’acculturazione spirituale delle popolazioni del Mezzogiorno d’Italia, continuando la tradizione poetico-musicale protocristiana orientale e occidentale, rinsanguata dall’apporto francescano, perpetuata con il contributo giustinianeo, rinascimentale e barocco. Pur non sottraendosi totalmente all'orientamento dell'epoca, che non concedeva alla musica sacra totale autonomia dallo stile profano di ascendenza melodrammatica, il santo Vate nel suo Duetto mostra sufficiente indipendenza da questa moda. Il compositore, comunque, riesce a caricare di inconsueto pathos spirituale e commozione umana le sue note che, a distanza di circa tre secoli, coinvolgono ancora l'ascoltatore, trasportandolo inevitabilmente in un clima di soprannaturalità. Il piccolo capolavoro poetico-musicale alfonsiano resta comunque, in senso monteverdiano, un modello di perfetta aderenza tra poesia e musica e, in senso wagneriano, il primo modello di unità estetica di parola e musica provenienti da una sola penna. 

Leonardo Vinci rappresenta nella storia della musica, e in particolare del melodramma, l’operista che inalveò il melodramma in quella struttura che dominò nella prima metà del Settecento e ne determinò la decadenza: successione di arie (con da capo variato) e recitativi, predominio del canto sulla strumentazione, virtuosismo canoro sulla drammaticità, squilibrio tra testo poetico e testo musicale. La sua espressione musicale sacra, a differenza di quella di Alfonso de Liguori, non è immune da vistose influenze del linguaggio musicale profano, soprattutto melodrammatico. Ascoltando questa cantata sacra, si potrebbe legittimamente pensare ad una sopravvivenza, anche in questa forma, come d’altronde nel coevo oratorio, del vecchio travestimento spirituale della lauda. Il maggiore intento di Vinci è, come sottolinea Renato Bossa, la ricerca espressiva dell’affetto: il risalto della melodia comportava – afferma il musicologo – la prevalenza data da un timbro sopranile, che recava in sé, nell’estetica del tempo, soprattutto nel caso dei castrati, la massima identificazione con l’idea di purezza melodica e la cui irrealtà drammatica valeva appunto a sottolineare l’universalità dell’affetto. 
 

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