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"L'offesa": in scena la prepotenza della società, con Amelia Imparato

Con lo stesso biglietto, prima dello spettacolo alle ore 21, con partenza dinanzi alle scale del Duomo di Salerno, si potrà partecipare ad una visita guidata nel centro storico della città a cura dell’associazione Erchemperto (10 euro visita + spettacolo teatrale), sul tema “l’antico quartiere dei Barbuti”

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di SalernoToday

Giovedì 3 agosto 2023, alle ore 22, in largo Santa Maria dei Barbuti, nel centro storico di Salerno, prende il via la XXXVIII edizione della rassegna estiva di teatro “Barbuti Festival”. Per Foglie di Teatro va in scena “L’offesa”, di Luciana Luppi. Con Amelia Imparato, per la regia di Andrea Carraro. Con lo stesso biglietto, prima dello spettacolo alle ore 21, con partenza dinanzi alle scale del Duomo di Salerno, si potrà partecipare ad una visita guidata nel centro storico della città a cura dell’associazione Erchemperto (10 euro visita + spettacolo teatrale), sul tema “l’antico quartiere dei Barbuti”.

Racconto fantastico, sorprendente e magico con lo sguardo rivolto alle terribili condizioni di vita di moltissime donne in Oriente. E' la storia di una lotta in difesa dei diritti. Tutto va ricondotto al riconoscimento delle dignità. Il finale imprevedibile è un autentico inno alla speranza e al futuro. “Ad aprile il governo del Sudan ha vietato le mutilazioni genitali, inflitte al 90% delle donne tra i 15 e i 50 anni. Sono 200 milioni le donne che portano i segni fisici e psicologici di pratiche, come l'infibulazione, tuttora seguite in 30 paesi. In Sudan il tabù è rotto ma ci vorrà un lungo lavoro per contrastare gli interventi clandestini e l'attaccamento a codici patriarcali incentrati su reputazione e prezzo di scambio delle ragazze per il matrimonio”: lo scrive Maria Serena Natale. “Testo estremo – aggiunge Paolo Pietroni - di una grande forza espressiva che, denunciando l'orribile mutilazione genitale, conosciuta come infibulazione, rappresenta la metafora della sofferenza disperata per ogni forma di castrazione, sia fisica che psicologica, quale negazione della vita.”

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