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Lunedì, 29 Aprile 2024
Politica

Fonderie Pisano, il comitato Salute e Vita scrive a Landini: ecco la lettera

I cittadini chiedono l'interessamento del segretario generale della Cgil per informalo sulla situazione relativa all'opificio di via Dei Greci

Il presidente dell’associazione “Salute e Vita” Lorenzo Forte e il vicepresidente dell’associazione nazionale “Medicina Democratica” Paolo Fierro hanno inviato una lettera al segretario generale della Cgil Maurizio Landini per informalo su qual è la situazione attuale delle Fonderie Pisano, che da anni ormai sono al centro di polemiche politiche e anche di carattere giudiziario. 

Ecco la lettera:

“Questa lettera segue la precedente che le inviammo esattamente sei anni fa, quando lei era Segretario Generale della Fiom. A maggio 2016, infatti, come da allegati a questa missiva, contestammo il comportamento della rappresentanza interna dei lavoratori delle Fonderie Pisano di Salerno, non conforme ai principi che muovono il suo sindacato nella tutela della salute e delle condizioni di lavoro degli operai. La mancanza del certificato antincendio metteva seriamente a repentaglio non soltanto la sicurezza dei lavoratori che prestavano la loro opera all’interno della fonderia, luogo intrinsecamente ad elevato rischio di incendio, ma anche la popolazione nel contesto urbano in cui lo stabilimento è inserito. Tale mancanza ci aveva portato alla mente la triste vicenda degli operai della Thyssenkrupp: anche in quel caso mancava il certificato prevenzione incendi. In quell’occasione ci colpì profondamente che delegati delle Rsu e Rls dell’epoca non avessero in precedenza denunciato questa grave omissione, lasciando al Comitato/Associazione “Salute e Vita” il compito di scoprire e rendere pubblica la preoccupante irregolarità. È merito quindi del Comitato popolare “Salute e Vita” se è stato sollevato il problema e si è evitata una tragedia come avvenne con la Thyssenkrupp. È merito della nostra battaglia, dunque, e non del sindacato, se nel 2017 l’imprenditore Pisano dovette fare investimenti per le modifiche necessarie a garantire la sicurezza ai lavoratori che quotidianamente erano esposti a rischi ingiustificati solo per garantire risparmi e profitti all’imprenditore. Il silenzio di allora dei rappresentanti sindacali, appartenenti alla sua Confederazione, continuò anche quando la sentenza del Tar del 21 ottobre del 2018 mise in evidenza il pericolo ”esiziale” (secondo la definizione dell’Arpac in una relazione del 3 ottobre dello stesso anno) a causa dei fumi emessi dalla fabbrica, che non venivano captati e filtrati dai camini. Un silenzio che, invece, avrebbe dovuto trasformarsi in protesta contro una proprietà che inquina e vuole risparmiare sulla pelle, oltre che dei cittadini, anche dei lavoratori. La loro protesta si sarebbe incontrata con la nostra pluridecennale lotta, ma questo non è avvenuto. Vogliamo ancora una volta sottolineare che, in questa tormentata vicenda, nonostante l’atteggiamento del sindacato, abbiamo sempre ritenuto gli operai vittime alla stessa stregua dei residenti della Valle dell’Irno. Ci teniamo a farle sapere che abbiamo sempre prestato attenzione alle voci di disagio che provenivano dall’interno della fabbrica, testimonianze spesso sussurrate e timorose di rappresaglie, ma sempre preoccupate per la salute di chi è esposto a situazioni lavorative pesanti e rischiose, in particolare per la salute. La stessa attenzione l’abbiamo riservata per le tante testimonianze di familiari di ammalati o deceduti, residenti nella Valle dell’Irno, e tra essi di molti ex lavoratori delle fonderie colpiti da enfisema, insufficienza respiratoria, tumori dell’albero respiratorio e non solo, tante vite segnate e spente anzitempo per avere avuto, direttamente o indirettamente, a che fare con l’impianto siderurgico di Fratte in Salerno. 120 cartelle cliniche sono state da noi inviate in Tribunale, di queste 50 sono state analizzate dai periti per dimostrare la nocività della fabbrica in questione e sono attualmente al vaglio della Magistratura. Secondo i consulenti dello stesso Tribunale (il medico legale e l’oncologo), in 44 di esse è possibile considerare il nesso causale con l’esposizione ai fumi ed ai metalli pesanti dispersi dalla fonderia e tra tutte le cartelle cliniche ben 10 riguardano ex dipendenti della Pisano: una percentuale considerevole se si considera che è solo una piccola parte del problema. Queste nostre considerazioni ed attenzioni non sono comprese dal sindacato che si accontenta delle rassicurazioni del padrone della fabbrica, più o meno ufficiali e più o meno certificate”. 

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