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Domenica, 28 Aprile 2024
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Sibilia: “Se faccio il regista lo devo a Giffoni”

Dopo il successo di “Mixed by Erry” si conferma tra gli autori più interessanti: “La sincerità è il valore più importante se vuoi arrivare al pubblico. Il prossimo lavoro? “Una serie dedicata agli 883”

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di SalernoToday

C’è molto orgoglio, quello di un ragazzo che proprio da Giffoni ha mosso i primi passi, soprattutto nella conoscenza e nella scoperta del cinema, e che oggi è un registra affermatissimo. In Sala Verde i ragazzi del Workshop +18 hanno incontrato Sidney Sibilia, reduce dal grandissimo successo di “Mixed by Erry”, voce originalissima della nostra cinematografia, erede di quella commedia all’italiana amata in tutto il mondo.Sibilia è salernitano. Giffoni lo ha frequentato da bambino: “Sono stato qua – ha detto – che avevo forse sette anni.  Ma le cose che ho visto me le sono come tatuate. Le storie mi hanno sempre incantato ed il cinema, se sei di Salerno come me, potevi e puoi incontrarlo solo qua. Se faccio questo lavoro è perché qui mi innamoravo delle storie e di chi le raccontava”.  Il legame con Giffoni lo sottolinea anche il fondatore Claudio Gubitosi che arriva in sala per salutarlo: “Non potevo non esserci – ha detto – ci tenevo ad abbracciarti. Tu sei uno di quei salernitani di cui siamo orgogliosi.  Qui oggi hai la possibilità di incontrare davvero la nostra migliore gioventù”.  E le domande, tantissime, che i ragazzi rivolgono a Sibilia lo confermano: puntuali, ricche di contenuti, mai superficiali. Indagano la produzione di Sibilia provano a trovarne significati, i meno immediati. In molti chiedono consigli su come fare per arrivare alle grandi produzioni, riconoscendo in lui un modello da seguire perché il successo non è esploso così all’improvviso. Sibilai ha fatto la gavetta, quella dei cortometraggi, per poi affacciarsi con successo al mainstream. Poi il coraggio di chi dalla platea gli si avvicina e gli consegna una pennetta. Dentro c’è una sceneggiatura oppure un corto già realizzato. Sidney ne è entusiasta: “Stasera – dice – leggerò tutto e guaderò tutto e poi vi rispondo. Quello che sento di dirvi è di fare le cose. Non aspettate che qualcuno vi giudichi, voi fate. Qualcosa accade sempre”. Lo sliding doors di Sidney Sibilia avviene a Pastena, quartiere di Salerno Est. Dopo due anni trascorsi a risparmiare per riuscire a comprarsi finalmente il motorino, Sibilia si lascia abbagliare da una telecamera che vede in un negozio di elettrodomestici. La compra ed è da quel momento che tutto ha inizio. “Ho cominciato a fare il regista – ha detto – senza saperlo. Costringevo i miei amici a stare davanti all’obiettivo ma loro non sapevano cosa dovevano fare. Ho scoperto l’importanza della sceneggiatura ed ho iniziato a scrivere. Avevo 16 anni. Ho fatto due film. Il primo è venuto malissimo, il secondo un po’ meglio. Poi qualcuno mi ha detto che potevo fare cose anche più brevi”  Sibilia inizia a realizzare cortometraggi. Ne farà tanti, sono una palestra importantissima. 

Le foto sono di Guglielmo Gambardella

Sibilia

Dalla sala gli sollecitano la riflessione: nelle tue storie è sempre molto labile il confine tra legalità ed illegalità, come te lo spieghi? “Approccio in maniera molto sincera alle storie – dice - e a volte capisco che c’è un minimo comune denominatore, ma non è mai una cosa studiata.Tendenzialmente sono storie di anarchia perché sono stato sempre un po’ restio rispetto alle regole. Ma la cosa più importante resta la sincerità. Se sei sincero, arriva al pubbico”. La curiosità è per “Mixed by Erry” che consacra Sibilia: “Avevo queste cassette a casa – ha spiegato – poi ho compreso che tutti ne avevano. E mi sono chiesto se non ci fosse una storia da raccontare. Abbiamo deciso di contattare Enrico Frattasio. Al primo incontro è venuto con i suoi fratelli. E ho scoperto che c’era una storia bellissima da raccontare. E che potenzialmente poteva venir fuori un film importante. Dentro c’ho messo del mio perché ogni cosa che scrivi risente delle cose che vedi, dei libri che leggi. La Forcella in cui è ambientato somiglia alla Salerno degli anni ’80. Il linguaggio ricorda quello della Smorfia di Troisi, Arena e Decaro. Ma tutto è avvenuto in maniera inconscia”. La realtà ha superato l’immaginazione, quello di fare un prodotto riuscito, ed il film è amatissimo ed apprezzato dal pubblico. In principio c’è la scrittura. Ribadisce Sibilia. E quando si scrive la fantasia non ha limiti. Con “L’incredibile storia dell’isola delle rose”, Sibilia ha dovuto fare i conti con la realizzabilità dell’idea. “Eravamo in fase di scrittura – ha raccontato - e a metà ci siamo detti che questo film non era fattibile in Italia. La seconda parte l’abbiamo scritta proprio con la libertà di chi sa che quel film non avrebbe mai visto la luce”. Ma la vita può stupire e così è successo: “Ci chiama Netflix - ha raccontato - ci invitano a cena. Dicono che il film lo possono fare, lo vogliono fare. Perché avevano appena aperto una sezione con soggetti non anglosassoni e ad altissimo budget”.  Parte così la produzione: imponente, faticosa, costosa. Il film si gira tra Malta, Bologna e con una buona dose di effetti speciali: “Abbiamo girato – ha detto -  con un approccio americano e quell’esperienza per me ha significato fare una specie di master universitario sul cinema americano”. 

Sibilia 2

Al centro c’è la figura del regista, il ruolo: “Io – ha risposto Sibilia ad una domanda dei ragazzi – lo faccio a modo mio. Una definizione non esiste. Non ho mai fatto una scuola di cinema. Non ho mai fatto l’assistente. Il primo set che ho visto in vita mai è stato il mio. L’ho fatto seguendo una specie di istinto”. In cosa è impegnato oggi Sidney Sibilia? “Sto lavorando – ha spiegato – ad una serie dedicata agli 883. Stiamo rappresentando la Pavia degli anni ’90 in una versione nostra. Tutto dipende molto dalla storia, che ha una dimensione molto italiana perché io sono italiano, mi sento italiano e non saprei fare diversamente. Noi abbiamo avuto la fortuna di inventarci la commedia all’italiana, film apparentemente leggeri, che fanno ridere ma non solo. A questo genere spesso mi ispiro”. Quanto conta il talento? Molto, ma non è tutto, ne è convinto Sibilia: “Il talento – dice – è una parte, Poi c’è  la costanza, il rigore. Sedersi al computer ogni giorno. Senza saltarne uno. E poi saper gestire l’umore perché ci sono giorni che scrivi grandi cose e giorni che non scrivi niente. Devi essere innamorato delle cose che fai e mettersi costanza. Ci sono persone di grandissimo talento che non riescono ad avere costanza e rigore”. Un omaggio in sala con l’esibizione al clarinetto del Valzer n.2 di Shostakovich eseguito dal giovane Giorgio Tedesco e la consegna del Giffoni Award che Sibilia stringe tra le mani con orgoglio, mostrando proprio quella sincerità che mette nei suoi film e che è autentica e che lo fa amare dal pubblico. 

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