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Roccapiemonte, l'area giochi di "Casali" sarà intitolata ad Aniello Torino

L’appuntamento è per sabato 14 ottobre 2023 dalle ore 10:30

Tutto pronto a Roccapiemonte per l’intitolazione dell’area giochi di via della Pace (frazione Casali) alla memoria di Aniello Torino. L’appuntamento è per sabato 14 ottobre dalle ore 10:30. Dopo la benedizione di Don Carmine Citarella, ci saranno i saluti del sindaco Carmine Pagano, del vice sindaco Roberto Fabbricatore, dell’assessore alla cultura Annabella Ferrentino, dei familiari del compianto Aniello Torino e del presidente dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci Antonio Landi. 

La figura di Aniello Torino

Aniello Torino è nato a Roccapiemonte il 17 febbraio 1905 ed è deceduto il 20 agosto 1990. Dopo 33 anni dalla sua morte, gli verrà intitolato il Parco giochi in via Della Pace con l’obiettivo di ricordarne e celebrarne la figura. Aniello Torino è sopravvissuto al campo di sterminio Auschwitz-Birkenau durate la Seconda Guerra Mondiale. Con la sua prova di grande forza di volontà e coraggio, ha lasciato una testimonianza indelebile nella memoria della comunità di Roccapiemonte. Partendo dai suoi racconti, da una cartella clinica scritta in tedesco, dal nome di un medico tedesco scritto di suo pugno su un foglio di carta e grazie al lavoro serio ed incessante del Presidente nazionale Combattenti e reduci Prof. Antonio Landi, è stato ricostruito con emozione il percorso sofferto ed inimmaginabile di un eroe sopravvissuto ad un inferno vergognoso. Fu preso nel cuore della notte a Casali settembre 1943 mentre dormiva con i suoi figli piccoli. Portato da 5 ufficiali tedeschi nei pressi della chiesetta di S. Maria del Gallo, messo su una camionetta e sparito. La famiglia lo credeva morto, tanto che dopo la liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, atteso il suo mancato rientro, non fu nemmeno riconosciuto, una volta rientrato, tanto era cambiato e smagrito. Ci fu una grande festa in piazza a Casali, alla quale presero parte anche i cittadini dei paesi limitrofi. Ad Auschwitz-Birkenau egli fu costretto a costruire uno dei forni crematori. Per sopravvivere beveva la sua urina. Ebbe salva la vita grazie alla moglie dell’ufficiale capo del campo di sterminio perché sfruttò le sue competenze come coltivatore di patate presso l'abitazione della famiglia di quest’ultimo. Dopo la liberazione, fu ricoverato per oltre un mese in Germania, curato da un medico tedesco di cui aveva appuntato nome ed indirizzo. Nel tentativo di rientrare in Italia, durante il lungo cammino perse i sensi e fu soccorso e accolto da alcune famiglie tedesche che ne ebbero cura. Tornò a piedi, solo l’ultimo tratto di strada lo fece a bordo di un furgone del latte che lo lasciò a Nocera inferiore. Nel 2021 ad Aniello Torino è stata conferita la medaglia d'onore dal Presidente Mattarella.

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