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Cronaca Scafati

"Camorra e politica a Scafati", il pentito: "Affari del clan sconosciuti ad Andrea Ridosso"

Le parole del collaboratore lasciano più di un dubbio sul ruolo di Andrea Ridosso, incensurato ma imputato, anch'egli, nel processo. Secondo la Dda, avrebe fatto da tramite tra il clan e l'ex sindaco di Scafati

"Non parlavamo con Andrea Ridosso delle nostre idee, le concordavamo con altri". Con questa risposta, si è chiuso ieri il lungo contro esame del pentito Alfonso Loreto, test chiave nel processo su un presunto patto criminale tra la camorra e la politica a Scafati, tra il 2013 e il 2015. Le parole del collaboratore lasciano più di un dubbio sul ruolo di Andrea Ridosso, incensurato ma imputato, anch'egli, nel processo. Secondo la Dda, avrebe fatto da tramite tra il clan e l'ex sindaco di Scafati.

Il processo

Oltre all’ex primo cittadino, gli imputati sono Monica Paolino, consigliere regionale e moglie di Aliberti, il fratello di quest’ultimo, Aniello, l’ex staffista comunale Giovanni Cozzolino, l’ex vice presidente dell’Acse, Ciro Petrucci e Andrea Ridosso. Il processo si aggiornerà al prossimo 9 ottobre, con le possibili testimonianze di altri due collaboratori di giustizia, Romolo Ridosso e Saverio Tammaro. L’inchiesta «Sarastra», con indagini partite nel lontano 2015, muove a vario titolo agli imputati le accuse di scambio elettorale politico-mafioso, abuso d’ufficio, concussione e corruzione. La procura Antimafia ritiene che il clan abbia stretto un patto - come confermato da Loreto nel suo lungo esame - con l'ex sindaco Aliberti, fornendo supporto elettorale alle comunali del 2013 e alle regionali del 2015, in cambio di appalti e affidamenti diretti da parte dell’amministrazione comunale. L’indagine fu coordinata e condotta dai sostituti procuratori dell’Antimafia, Vincenzo Montemurro e Luca Masini.

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