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Cronaca Pagani

"Non sono un No Vax, sono solo un vero medico": l'intervista a Torre, a rischio sospensione per le cure ai positivi

"Mi aspettavo una medaglia e invece sono stato contattato per un richiamo e una possibile sospensione", ci ha raccontato il medico di Pagani che il 28 gennaio, alle 20, dovrà comparire dinanzi all'Ordine dei Medici per non essersi attenuto ai protocolli vigenti e aver curato i pazienti a livello domiciliare

Ha visitato e curato circa 3000 persone contagiate dal Covid-19, in due anni di pandemia. Munito di mascherina, guanti e con il vaccino, il dottor Gerardo Torre, medico di emergenza, non ha negato rassicurazioni, cure e visite domiciliari ai positivi dell'Agro e di tutta la Campania. E, quelle vite, le ha prese a cuore tutte. Arrivando ad allestire letti da degenza nelle case dei pazienti gravi che, con l'esplosione degli accessi ospedalieri, avrebbero rischiato di soffrire o, addirittura, morire nelle ambulanze in attesa per ore prima di giungere in Pronto Soccorso. Mettendo l'umanità al primo posto ed empatizzando con i cittadini che gli chiedevano aiuto, il dottor Torre è stato elevato da innumerevoli pazienti come il "vero medico", quello che, per assistere vite umane, è andato oltre i protocolli, dando priorità alla persona. In Campania, come è noto, i medici di base, in caso di positivi tra i propri pazienti, non erano e non sono tenuti a visitarli a domicilio, ma solo a consigliare vigilante attesa e Tachipirina (prima della pronuncia del Tar del Lazio che il 15 gennaio ha annullato tale disposizione ndr). Se poi la situazione fosse degenerata, a visitare a domicilio i pazienti, ci avrebbero pensato i medici Usca. Ma se poi i medici Usca non fossero stati di numero sufficiente, come tristemente riscontrato più volte anche dai nostri lettori, è capitato e capita, ad oggi, che il paziente si senta "abbandonato", nel senso più amaro del termine. In quanto non riceve risposte sanitarie adatte al suo bisogno, in un clima caotico generale, già denunciato da innumerevoli cittadini. Tra quei cittadini c'è stato chi, anche attraverso il passaparola, è giunto al dottor Torre, il quale ha esteso il suo servizio a pazienti sconosciuti che si sono trovati privi di punti di riferimento sanitari, durante il boom dell'emergenza e anche oltre. "Mi aspettavo una medaglia e invece sono stato contattato per un richiamo e una possibile sospensione", ci ha raccontato il medico di Pagani che il 28 gennaio, alle 20, dovrà comparire dinanzi all'Ordine dei Medici per non essersi attenuto ai protocolli vigenti e aver curato i pazienti a livello domiciliare. Immediata e compatta, la risposta dei tanti cittadini, tra cui il sindaco di Pagani, che hanno spezzato una lancia in favore di Torre, sottolineando la sua preziosa mano tesa nel bisogno, tra telefoni staccati e mancate risposte di altri suoi colleghi nei confronti delle richieste dei positivi al Covid. Abbiamo ascoltato il dottor Torre, dunque, per permettergli di fare chiarezza sulla sua posizione.

Dottor Torre, immaginava di poter essere sospeso dall'Ordine per non aver negato visite domiciliari ai suoi pazienti?

Quando mi ha contattato l'Ordine, a dir il vero, mi sarei aspettato un riconoscimento per l'impegno profuso in questi due anni, invece si tratta di un provvedimento di sospensione. Sa quanti pazienti mi hanno contattato disperati perchè abbandonati letteralmente dal proprio medico di base? Io sono un medico e il medico assiste e rassicura il paziente, vedendolo come una persona da curare, non come un numero. Io partecipo alla sofferenza del paziente, perchè altrimenti non sarei medico: ho fatto visite domiciliari dall'Agro, alla Costiera, al Cilento, posso confermare in tutta la Campania, svolgendo un lavoro che non era il mio, nel senso che quei pazienti un medico lo avevano, ma non venivano visitati e curati. Sono stato aggredito perchè mi sono comportato diversamente rispetto ai miei colleghi che si sono attenuti al protocollo della vigilante attesa e della tachipirina, adesso peraltro contestato dal Tar. 

Che tipo di approccio assistenziale e terapeutico ha offerto ai suoi pazienti? Con quali farmaci li ha curati?

Da subito mi sono rifiutato di prescrivere farmaci che non servivano a nulla. All'inizio, addirittura, le cure previste erano con il cortisone e con gli antibiotici a largo specchio che, a livello scientifico, abbassano le difese immunitarie. Io sono ricorso ad Aspirina, Zitromax e, all'occorrenza, ad anti-infammatori. Quando la situazione diventava troppo complicata, mi sono trovato a un bivio: rischiare di far morire il paziente in ambulanza o al pronto soccorso o produrre in casa la terapia? Ho scelto responsabilmente la seconda opzione, curando i pazienti con farmaci allopatici, con le flebo, con cortisonici e antibiotici, aiutato da molti infermieri, e ricorrendo anche all'eparina e posso garantire, con numeri alla mano, che il 99% dei pazienti, nonostante avesse pure la polmonite, è guarito in casa. Delle persone che ho preso in cura, non è morto nessuno.

Lei si è recato nelle case di tante persone positive. Molti medici di base non se la sono sentita in quanto, come ribadito più volte, sprovvisti dell'equipaggiamento, inteso come quei dispositivi di protezione dal contagio. Lei non ha avuto paura durante quelle visite?

Ho indossato mascherina e guanti. Il personale sanitario è stato il primo ad essere vaccinato lo scorso anno per non contagiare e non contagiarsi: come avrei potuto negare visite a chi aveva bisogno? Che medico sarei stato? La telemedicina o, peggio, la totale assenza di assistenza, non sono accettabili per i veri medici.

Lei è stato accusato da alcuni suoi colleghi di essere un No Vax. Ma lei è vaccinato, giusto?

Io non sono un medico No Vax: ho ricevuto le dosi di vaccino dall'inizio. Poi mi sono contagiato comunque, mi sono automedicato e ho ripreso a prestare il mio servizio.

Attualmente è in possesso del green pass da guarito quindi? Qual è la sua posizione sui vaccini?

Esatto. Non sono assolutamente un No Vax, anche se molti dei No Vax hanno espresso solidarietà per la mia causa. Rispetto alla mia posizione sui vaccini: sono fermamente convinto che sarebbe stato compito dei medici del territorio vaccinare i propri pazienti, valutandone la singola condizione. Il vaccino va somministrato a chi ne necessita, non in modo dozzinale e senza differenziazione alcuna. Ogni paziente ha una storia a sè e solo il medico di famiglia la conosce. Lo stesso medico di famiglia che, in caso di reazioni avverse, dovrebbe segnalare all'Asl i casi per permettere alla Scienza di andare avanti. Invece i miei colleghi non hanno segnalato tanti casi di reazione avversa ed hanno consigliato la vaccinazione a chiunque, senza considerare il paziente una persona, ma vedendolo come un semplice numero. Per me questo non è condivisibile. Ma ci tengo a sottolineare e a ribadire la mia posizione non contraria al vaccino, ma contraria alla modalità di somministrazione e al mancato monitoraggio da parte dei medici di famiglia che hanno obbedito ad un protocollo senza dar priorità all'attenzione che avrebbe meritato e che merita ogni singolo paziente. Ma lei sa quanta gente risponde in maniera diversa a un farmaco? Io sono a favore di una vaccinazione oculata, valutata dai medici di base.

Secondo lei, un ruolo diverso da parte dei medici di base nella gestione dell'emergenza, avrebbe potuto migliorare la situazione sanitaria del Paese?

Certo. L'epidemia non si combatte in ospedale, perchè l'ospedale esplode, non può reggere. Sono i medici del territorio che avrebbero dovuto curare responsabilmente i pazienti, tentando di non farli finire in ospedale. Perchè quando il paziente arriva in ospedale, la maggior parte delle volte, è già tardi. Se alla medicina territoriale fosse stato imposto di intervenire, non si sarebbe creato l'ingorgo ospedaliero terrificante a cui abbiamo assistito e al quale ancora oggi assistiamo. La volontà politica è stata quella di creare nuovi posti in terapia intensiva e in rianimazione, senza pensare al ruolo fondamentale che avrebbero potuto e dovuto ricoprire i medici di base, prima dell'ospedalizzazione. Quando in Africa sono scoppiate le epidemie sono arrivati i medici senza frontiere sul campo, de visu. Ora galoppa l'Omicron che è contagiosa ma meno complicata, però se il medico non va a visitare alla prima telefonata il paziente che può avere anche altre patologie, tutto si può complicare. Con le Usca invece c'è una valutazione verticale: con una saturazione bassa, il medico Usca avvisa il medico di base che, a sua volta, allerta l'ambulanza. Si può pensare che questo sia un buon sistema?

Come mai i suoi colleghi hanno sentito l'esigenza di segnalarla all'Ordine? 

I miei colleghi hanno inviato una lettera di reclamo all'Ordine che ora vuole sospendermi. Ho usato parole poco gentili nei confronti di chi mi ha denunciato perchè per me non è un vero medico: avrò sbagliato con qualche termine, ma mi sia concesso e perdonato se ho dato sfogo verbalmente alla mia amarezza di fronte a quest'attacco ingiustificato nei miei confronti.

Cosa accadrà il giorno 28 gennaio all'Ordine, secondo lei?

So che saranno migliaia le persone che manifesteranno in mia difesa. So che migliaia di persone stanno scrivendo all'Ordine per raccontare cosa ho fatto e in che modo le ho aiutate, nonostante esulasse dalle mie competenze territoriali. Io ascolterò cosa mi diranno i colleghi che mi hanno convocato e terrò fede al mio pensiero che è mosso solo dalla volontà di esercitare la mia professione degnamente. Sa, esistono migliaia di medici, ma i medici veri, quelli che curano i pazienti rivedendosi in ciascuno di loro...quei medici, purtroppo, sono davvero pochi.


 

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