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Cronaca Nocera Inferiore

Le "mazzette" per conservare le case Iacp, poi restituite agli assegnatari: i retroscena dell'inchiesta

Dal crac all’asta, alcuni degli indagati nell’inchiesta sulle concussioni alla sezione Civile del Tribunale di Nocera Inferiore - culminato con il focus sugli alloggi ex Iacp di Pagani - puntavano ad ottenere soldi dagli assegnatari, speranzosi di non perdere la propria casa. Intanto l'assistente giudiziario si difende da ogni accusa

Dal crac all’asta, alcuni indagati nell’inchiesta sulle concussioni alla sezione Civile del Tribunale di Nocera Inferiore - culminato con il focus sugli alloggi ex Iacp di Pagani - puntavano ad ottenere soldi dagli assegnatari, speranzosi di non perdere la propria casa. 

La verità dell'ingegnere

Le speculazioni sotto forma di "mazzette" avvenivano a danno degli acquirenti delle abitazioni della fallita “Iacp Futura” a Pagani, con pagamenti in nero, direttamente versati nelle tasche di un ingengere, indagato, che spiegò che vi era un accordo per dividere i soldi a metà con l'avvocato, ex custode giudiziario, anch'egli indagato nell'inchiesta e con il cugino del primo. Dal 2003, con bando e graduatorie, gli acquirenti ricevettero l’alloggio di edilizia convenzionata versando 10mila euro, con altri tre versamenti identici tra 2004 e 2008, con un preliminare firmato sempre nel 2008 e una provvisoria immissione nel possesso con una nota nell’aprile 2012 di aumento di prezzo. Il fallimento successivo, datato luglio scorso, provocò lo scioglimento dei contratti di compravendita, senza completare procedura di assegnazione, nonostante i soldi versati, con la vendita esecutiva avviata a settembre 2021. 

I verbali

«Dopo la mia perizia - spiegò l'ingegnere alla Procura durante le indagini - alcuni conoscenti che occupavano gli immobili mi chiedevano di quelli che potevano essere gli esiti della questione, per aver sborsato somme di denaro, preoccupati di perdere l’immobile -. L'avvocato mi riferiva che per sua esperienza questi immobili per lui sarebbero andati all’asta e che se volevano opzionare l’immobile i conoscenti dovevano pagare in nero somme di denaro a me, per circa 3.000 euro, di cui la metà da versare all’avvocato. Secondo lui li avrebbero acquistati comunque perché erano fuori mercato. C’è già un assegnatario che partecipa. Mi disse di farmi dare tra i 1.500 e i 2.000 euro. Acconto da ciascun interessato. In una sola circostanza, con un interessato amico dell'avvocato, mi chiese di utilizzare mio cugino per andare a prendere il denaro. Quanto spiegato si è verificato tre volte, con 2mila euro divisi tra me e l'avvocato (ma il gip non ha trovato riscontri per molti dei capi d'accusa, ndr), con denaro restituito in gran parte. Questi soggetti erano timorosi di essere estromessi da eventuale sopravvenuta asta, non avevano altra scelta che acconsentire alla illecita richiesta di pagamento originata dall'avvocato. I pagamenti sarebbero avvenuti tra ottobre e dicembre 2020 in contanti».

Le altre accuse

Nelle altre contestazioni l'ex custode giudiziario risponde di essersi appropriato di oltre 27mila euro nell’ambito della procedure esecutiva relativa ad un'azienda, con la materiale disponibilità delle somme di denaro versate, intestate al Tribunale di Nocera Inferiore presso la filiale Mps, con l’attenuante di aver restituito il denaro il 15 febbraio dell’anno scorso. Ancora, l'uomo risponde del possesso di un Jammer, adoperato presso il proprio studio legale a Nocera Superiore per eludere e individuare l’avvenuta installazione di trasmettitori idonei all’ascolto, interrompendo le comunicazioni. Per l’accusa, sia lui che l'assistente giudiziario avrebbero sfruttato i rapporti del secondo «col giudice dell’esecuzione con il quale operava quotidianamente nell’esercizio del proprio ruolo, dopo aver individuato le procedure esecutive più appetibili e remuneratorie, garantendo a tre indagati le nomine da parte del giudice esecutore in veste di consulente tecnico d’ufficio, per ricoprire il ruolo di custode giudiziario delegato alle vendite, e perito di stima degli immobili in questione». In cambio, l'assistente avrebbe ricevuto diversi benefit: dalla riparazione di uno scooter ad un agnello, fino al computer per il figlio. Nell'approfittare della posizione ricoperta nelle procedure, come emerso anche in una chat denominata “Tribù”, gli indagati esercitavano pressioni sui malcapitati debitori, prospettando miglioramenti nelle loro posizioni in cambio di denaro, impedendo la visione dei fascicoli ai soggetti pignorati per indurli a sostituire l'avvocato di fiducia con professionisti del “sistema”. Giorni fa, l'assistente giudiziario si è difeso da ogni accusa, fornendo documentazione sulle singole contestazioni, spiegando procedure, entrando nel merito di quanto contestato dal pm, professando la sua innocenza. La difesa ha infatti avanzato richiesta di revoca della misura.

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