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Cronaca Roccapiemonte

Abusi sulla nipote e l'amichetta, la madre resta in carcere: "Non è credibile"

Per il gip Luigi Levita la donna non è ritenuta credibile. Ciò che ha riferito durante l’interrogatorio di garanzia, non avrebbe mutato il quadro indiziario della procura e gli elementi raccolti nei suoi confronti e di quelli del padre

Abusi sulla nipote e l’amichetta: resta in carcere la madre della vittima. Per il gip Luigi Levita la donna non è ritenuta credibile. Ciò che ha riferito durante l’interrogatorio di garanzia, non avrebbe mutato il quadro indiziario della procura e gli elementi raccolti nei suoi confronti e di quelli del padre.

La difesa della donna

Se per l’uomo, 69enne di Rocca, l’accusa è di violenza sessuale aggravata su due minori, per la donna la colpa è di non aver impedito l’evento. In questo caso gli abusi sessuali. Il reato è quello disciplinato dall’articolo 40 del codice penale, il quale chiarisce che «non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo». Ma cosa aveva spiegato quella madre di 33 anni al giudice, difesa insieme al padre dal legale Eduardo Sorrentino. In sostanza, di aver sentito solo delle voci sulle molestie presunte (palpeggiamenti nelle parti intime) che il suo genitore avrebbe commesso sulla figlia. Ma di aver poi adottato delle cautele, come il non lasciare mai la piccola sola con il nonno, ma sempre in compagnia dei fratelli più piccoli o del padre. Anche la nonna, attraverso il legale, aveva sottolineato di essere sicura che la donna fosse innocente in questa storia. La vicenda sarà oggetto di un ricorso al Tribunale del Riesame.

L'indagine

Per il gip, invece, la 33enne deve restare in carcere. L’inchiesta sui due era nata dalla denuncia di un cittadino, residente nel condominio dove all’epoca vivevano madre e figlia. La relazione dei servizi sociali finì poi in procura, con accertamenti condotti dal luogotenente dei carabinieri della sezione di polizia giudiziaria, Alberto Mancusi. Il lavoro investigativo fu coordinato dal sostituto procuratore Gaetana Amoruso. Sia la figlia dell’indagata, che la sua amica, confermarono le violenze. L’amica della prima vittima abitava nello stesso condominio. Secondo la versione del nonno, invece, le parole delle due sarebbero inventate e prive di fondamento. Per lui, tuttavia, non è stata chiesta la scarcerazione.

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