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Domenica, 28 Aprile 2024
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“HIKI: An Exit-Sential Adventure”: presentato il primo videogame per aiutare i ragazzi hikikomori

In occasione della prima edizione di Giffoni Good Games, è stato presentato il primo videogame firmato Giffoni Innovation Hub in collaborazione con Stranogene e l’associazione Hikikomori Italia

Riflettori puntati sull'"Hikikomori", letteralmente "stare in disparte": in gergo questo termine si usa per riferirsi a chi decide di ritirarsi dalla vita sociale, rinchiudendosi nella propria abitazione, senza aver nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno, talvolta nemmeno con i propri genitori. Il fenomeno  riguarda soprattutto i giovani dai 14 ai 30 anni, principalmente maschi (tra il 70% e il 90%), anche se il numero delle ragazze potrebbe essere sottostimato dai sondaggi effettuati finora. E in occasione della prima edizione di Giffoni Good Games, dunque, è stato presentato il primo videogame firmato Giffoni Innovation Hub in collaborazione con Stranogene e l’associazione Hikikomori Italia. In “HIKI: An Exit-Sential Adventure” il giocatore veste i panni di H, un giovane hikikomori che dovrà affrontare le sue paure più recondite per ritrovare la famiglia scomparsa. Il viaggio di H vuole raccontare importanti tematiche quali l'isolamento sociale, il disagio psicologico, l'emarginazione e il bullismo, mettendo l'accento sul protagonista di questo viaggio: la persona, vittima inconsapevole di una condizione nella quale si ritrova catapultata suo malgrado. "Si tratta di un gioco superfrenetico, pieno zeppo di mostri da combattere, con una tematica molto importante - spiega Paolo di Capua CTO Stranogene - Il soggetto è di Manlio Castagna: sarà pronto entro inizio dicembre". "Con un video-gioco non si può far fronte a dinamiche psichiche e comportamentali- aggiunge Dario Dalise, neuropsicologo -Chi ha scelto il ritiro radicale drastico, con il video-games che abbiamo studiato, sarà incentivato alla consapevolezza che le paure sono rappresentazioni mentali individuali, arrivando a comprendere in che modo tali difficoltà lo abbiano portato ad isolarsi. Non si tratta di uno strumento terapeutico, quindi, ma di un supporto per la presa di coscienza della situazione che si vive". "Sviluppiamo sistemi didattico-educativi in ambito gaming, alias giochi di ruolo, giochi di carte, serie tv interattive e ne stiamo per produrre una per il teatro San Carlo, Munaciello, che andrà in onda molto probabilmente su Netflix dal 4 novembre. Lavoriamo anche su sistemi ibridi -  incalza Di Capua - Il player apprende giocando, acquisendo competenze per il problem solving". "A volte invitiamo i nostri figli che sono isolati in camera a uscire, banalmente. Ma questo non può risolvere il loro problema: dovremmo invece provare a capire il motivo per cui si sono isolati - osserva la coordinatrice campana dell'associazione Hikikomori Italia Genitori, Caterina D'Angelo - Il nostro obiettivo è quello di aiutare i nostri ragazzi che sono troppo sensibili: sono sempre di più i giovanissimi che si isolano, specie dai 12 ai 25 anni. Noi vogliamo stare accanto ai genitori, in quanto attraverso l'aiuto alla famiglia, si arriva a risolvere le situazioni complesse che stanno affrontando tantissimi giovani".

I dati e l'impegno dell'associazione

Le indagini ufficiali condotte finora dal governo giapponese hanno identificato oltre 1 milione di casi, con una grandissima incidenza anche nella fascia di popolazione over40. Questo perché, sebbene l'hikikomori insorga principalmente durante l'adolescenza, esso tende a cronicizzarsi con molta facilità e può dunque durare potenzialmente tutta la vita. Anche in Italia l'attenzione nei confronti del fenomeno sta aumentando. L'hikikomori, infatti, sembra non essere una sindrome culturale esclusivamente giapponese, come si riteneva all'inizio, ma un disagio adattivo sociale che riguarda tutti i paesi economicamente sviluppati del mondo. In Italia non ci sono ancora dati ufficiali, ma si ritiene verosimile una stima di almeno 100 mila casi. Il principale obiettivo dell'associazione "Hikikomori Italia" è, dunque, quello di informare, sensibilizzare e tentare di accendere una riflessione critica sul fenomeno. Un secondo obiettivo, non di inferiore importanza, è quello di fornire ai ragazzi italiani che si sentono vicini all'hikikomori, così come ai genitori che hanno un figlio in questa condizione, la possibilità di potersi confrontare attraverso gli spazi online (Gruppo FB) o in presenza all'interno dei gruppi di mutuo aiuto e supporto psicologico dedicati ai genitori.


 

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