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Cronaca

Evasione fiscale, maxi truffa scoperta dai finanzieri

Due persone, padre e figlia, amministratori di fatto e di diritto di una società salernitana di commercializzazione di prodotti hi tech, sono stati posti agli arresti domiciliari su ordinanza del gip del tribunale di Salerno

Una maxi frode al fisco è stata scoperta dal nucleo di polizia tributaria del comando provinciale della guardia di finanza di Salerno. Due persone sono finite agli arresti domiciliari mentre altre venti risultano indagate. Le due persone arrestate, padre e figlia, riferisce la guardia di finanza in una nota, sono amministratori di fatto e di diritto di una società di Salerno di commercializzazione di prodotti hi tech. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Salerno, su richiesta della locale procura della Repubblica, ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per i due, per "emissione ed utilizzo di fatture false per oltre 180 milioni di Euro".

Nel corso di una verifica fiscale le fiamme gialle hanno scoperto che la società in questione era coinvolta in una cosiddetta "frode carosello" all'IVA. I primi sospetti, si legge nel comunicato della guardia di finanza, "sono nati dal fatto che la società verificata, esercente il commercio al dettaglio di prodotti di telefonia mobile e per l’informatica mediante un punto vendita nel centro di Salerno, aveva avuto un aumento esponenziale del proprio volume di vendite, passando da un valore di 1,5 milioni di Euro per l’anno 2006 ad oltre 63 milioni di Euro comunicati per l’anno 2009. La stessa, inoltre, sostanzialmente priva di depositi, personale e mezzi che potesse giustificare un aumento vorticoso del giro di affari in pochissimi anni, era di fatto gestita da G. G. (dipendente di un istituto di credito) benché intestata formalmente alla di lui figlia".

Nel corso delle indagini i finanzieri hanno appurato che la società salernitana era coinvolta in una vasta e complessa frode attuata al di fuori dei confini regionali con il ruolo di “filtro”, interponendosi tra società “cartiere” e reali beneficiari non solo della merce ma anche della condotta fiscalmente vietata. Infatti la società salernitana, come spiegano le fiamme gialle, da una parte riceveva fatture false da “società di fatto inesistenti” e dall’altro emetteva fatture per operazioni in realtà non avvenute nei confronti dei clienti finali. Le società cartiere e quella beneficiarie sono state individuate in varie regioni d’Italia tra cui Lazio, Toscana, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. In sostanza, la vendita solo “cartolare” mediante false fatture era finalizzata a regolarizzare acquisti avvenuti da paesi comunitari che, in quanto tali, non permettono la detrazione dell’IVA.

I finanzieri hanno inoltre accertato che l'amministratore di fatto della società, nel frattempo divenuto amministratore di diritto, aveva trasferito “funzionalmente” la sede della società  in Verona, continuando – nonostante le investigazioni in corso – ad attuare la recidiva condotta di utilizzo ed emissione di documenti contabili falsi, penalmente rilevanti. Il danno per l'erario conseguente all'evasione dell'IVA, riferisce la guardia di finanza, ammonta a circa 20 milioni di Euro. Il giudice per le indagini preliminari ha inoltre disposto il sequestro per equivalente di tutte le somme giacenti sui rapporti di natura finanziaria (conti correnti, titoli, libretti di deposito et c.) intestati ai due soggetti destinatari della misura restrittiva.

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